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mercoledì 25 marzo 2015

Come è nato “I signori dei cavalli”

La fonte principale sull'assalto di Annibale a Neapolis è ancora una volta Tito Livio. Leggiamo il passo XXIII, 1 del suo Ab Urbe Condita per avere una prima versione dei fatti.
Subito dopo la battaglia di Cannae e la cattura e il saccheggio dell'accampamento romano, Annibale lasciò l'Apulia alla volta del Sannio, in seguito all'invito ricevuto da un tale chiamato Stazio Trebio, che aveva promesso di consegnargli Compsa se avesse visitato il teritorio degli Irpini.
[…] Lì Annibale lasciò tutto il bottino e il bagaglio, poi divise l'esercito in due divisioni, diede a Magone il comando di una e mantenne l'altra per sé. […] Lui stesso marciò attraverso il distretto campano verso il Mare Inferiore (il Tirreno) prevedendo di aggredire Neapolis in modo da avere una città accessibile dal mare.
Entrato nei confini di Neapolis, pose alcuni dei suoi Numidi in imboscata ovunque lo ritenesse conveniente, perché lì le strade sono per la maggior parte profonde, con molti tornanti nascosti. Agli altri ordinò di cavalcare fino alle porte conducendo innanzi a loro ostentatamente il bottino che avevano raccolto nei campi.
Siccome sembravano una forza piccola e disorganizzata, una truppa di cavalleria venne loro incontro, che fu attratta dai Numidi in ritirata nell'imboscata e circondata.
Non si sarebbe salvato un solo uomo se non fosse stato per la vicinanza del mare e per alcune imbarcazioni, per lo più da pesca, che essi videro non lungi dalla riva e che fornirono una via di fuga a coloro che erano buoni nuotatori.
Molti giovani nobili, comunque, furono presi o uccisi nello scontro, tra essi Hegeas, il comandante della cavalleria, che cadde mentre inseguiva troppo incautamente il nemico che si ritirava.
L'aspetto delle mura distolse il Cartaginese dall'attacco della città: esse non offrivano alcun appiglio per un assalto.
In questa versione dei fatti ci sono diversi punti che non quadrano, già ad una prima e sommaria analisi.

Moneta coniata tra il 250 e il 200 a.C. (dunque con corso legale durante la Seconda Guerra Punica) a Neapolis, raffigurante Apollo o un dioscuro sul recto e un cavaliere sul verso.
Fonte: www.wildwinds.com

Molti nobili Neapolitani rimasero uccisi o furono fatti prigionieri - Durante tutta la sua permanenza in Campania, Annibale viene raffigurato come preoccupatissimo di suscitare nemici a Roma rendendosi amiche le altre popolazioni. Anche prima dell'arrivo in Campania, già sul Trasimeno e poi a Canne, egli lascia liberi i soldati non romani, e a Compsa prende la città seducendo la parte a lui favorevole, piuttosto che aggredire quella avversa. Da ciò si capisce che l'assedio di Neapolis, o Neapolis stessa hanno per lui un diverso significato.
È certo che il Punico volesse prendere una città di mare, ma devastarne il territorio non ne avrebbe certo abbattuto le mura! Bisogna dunque credere che scambi poco fruttuosi tra Neapolis e il Cartaginese ci fossero già stati. È possibile che Annibale avesse già inviato ambascerie accolte malamente a Neapolis. Perché?
D'altro canto, anche la reazione di Hegeas è del tutto inconsueta, per un generale di cavalleria (l'ipparchos, tra i più importanti comandanti in una polis greca): Annibale transitava sul suo territorio, e per quanto bottino i Numidi mostrassero di avere, certamente è difficile credere che un alto in grado del quale persino Livio ricorda il nome non conoscesse i dintorni della propria città e cadesse in un'imboscata come se non conoscesse l'effettiva consistenza delle forze del cartaginese.
Nella narrazione di Livio, Silio Italico e altri, Neapolis aveva già mandato proprie truppe contro Annibale, su richiesta di Roma (nonostante il foedus aequum sancisse che l'unico tipo di assistenza richiesta alla polis erano rematori e imbarcazioni), ed è possibile che lo Stato Maggiore della città avesse un'idea ben chiara della consistenza dell'esercito cartaginese, a maggior ragione il comandante di cavalleria! Ebbene, era noto che Annibale aveva schierato ben diecimila cavalieri a Canne, e forse la notizia della divisione dell'esercito a Compsa non era circolata a Neapolis. Ciononostante, Hegeas decise di affrontare la cavalleria cartaginese (il passo di Livio parla esplicitamente dei Numidi) con “una truppa”, che è quanto poteva essere rimasto in città, poche centinaia di uomini nella migliore delle stime…

Napoli vista dal satellite: a nord di Via Foria salgono colline con profondi letti di torrenti, già anticamente usati come strade. L'attuale Piazza Garibaldi, dov'è la Stazione Centrale, era paludosa fino al mare, a sud.

Anche il fatto che ci fu una fuga verso il mare è ben strano: la distanza tra le profonde strade incassate intorno a Neapolis (i vicoli che scendono dalle colline a Nord della città, fino a Calata Capodichino), e il mare è, contrariamente a quanto scrive Livio, notevole oggi, e doveva essere più difficile da affrontare allora, col terreno acquitrinoso tra le attuali Porta Capuana e Porta Nolana e fino alla spiaggia.
Perché dunque quest'ostilità? Perché Annibale non ha tentato di sedurre Neapolis come fece con Taranto? E, se ci ha provato, perché non c'è riuscito, al punto di scatenare addirittura una reazione così avventata da parte di Hegeas, il quale certo conosceva la consistenza delle mura Neapolitane e sapeva che affrontare Annibale in campo aperto era un suicidio, soprattutto dopo le varie dimostrazioni di forza della cavalleria numidica?

Quelli che vi ho esposto sono solo i primi interrogativi che mi sono sorti mentre leggevo Livio, quelli che hanno originariamente fatto nascere il romanzo I signori dei cavalli. Per trovare risposte alle mie domande dovevo documentarmi su tante cose: chi era Annibale, certo, quali le sue necessità per tentare la presa cruenta di Neapolis, ma anche chi era Hegeas, quel folle che tentò coraggiosamente di fermarlo.
Chi era, in una polis greca, un ipparco, un generale di cavalleria? Lo vedremo nel prossimo post.

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