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mercoledì 28 novembre 2012

Ricca ed Imbelle

Il mio romanzo ha anche, dichiaratamente, uno scopo sociale. L'auspicio è che i miei conterranei, specchiandosi nei personaggi e nei popoli che incontreranno in Neapolis - Il Richiamo della Sirena possano darsi una scossa, perché ritengo incredibile che, a distanza di duemilatrecento anni, determinati comportamenti possano essere perfettamente riconoscibili.
Mi riferisco soprattutto a come ho dipinto i Campani, gli abitanti di quella Campania Felix così coccolati dalla natura dei luoghi da essere incapaci di affrontare qualunque avversità senza piegarsi ad un nuovo padrone, ad un nuovo dominatore.
Mappa dell'antica Campania Felix

Il territorio della Campania Felix al tempo dell'antica Roma. Fonte: Wikipedia.

sabato 24 novembre 2012

Un'Altra Versione della Storia

Sarebbe stato estrememente imprudente, da parte mia, gettarmi nella scrittura di un'opera prima come Neapolis - Il Richiamo della Sirena senza l'adeguato conforto di diverse fonti bibliografiche. Come ho già avuto modo di osservare, è stato infatti dal confronto tra queste che ho tratto gli spunti per tessere la mia romanzata versione dei fatti.
Nondimeno, fino ad ora non ho citato tutte le fonti relative al bellum neapolitanum, lasciando per questi ultimi post alcune tra le più importanti.
Eh già, “ultimi post”: sto giungendo al termine degli argomenti che potrò trattare senza scadere nel vuoto dei contenuti, e sono certo che ciò non lo desidera nessuno.
Ma per ora quel giorno è ancora di là da venire, ho superato i quattrocento lettori, ho ancora alcuni argomenti tra i più importanti da toccare, e quindi senza indugio procedo ad illustrarvi la testimonianza sul bellum neapolitanum di un altro grande della storia antica: Dionigi d'Alicarnasso, in Antichità Romane XV 5-6:

sabato 17 novembre 2012

Eclissi di Luna

La mia professione è il fisico ricercatore. Ho studiato astrofisica, e l'astronomia è stata la mia prima passione “adulta” fin dall'età di 10 anni.
Scrivendo Neapolis - Il richiamo della sirena, e ben sapendo che ogni anno sono possibili diverse eclissi lunari (per tacere di qualche eclisse solare), mi sono chiesto se dalla Neapolis posta sotto assedio fosse stato possibile assistere ad un simile fenomeno.
Nel post precedente ho accennato al rapporto tra i Romani e l'interpretazione dei segni, con particolare riferimento alle incombenze dei Consoli. Ebbene, mi sono chiesto come un Console avrebbe mai potuto interpretare un segno della portata di un eclissi di Luna. Chi avesse la curiosità di trovare questa risposta, potrà soddisfarla tra le pagine del mio romanzo. Qui mi limiterò ad illustrare che un simile evento accadde davvero.
Internet è uno strumento poderoso per certe ricerche: basta digitare in Google
list lunar eclipse
per farsi dirigere a Wikipedia. Lo so, spesso Wikipedia si rivela una fonte inattendibile, ma noi stiamo cercando una lista di fatti che, presumibilmente, qualcuno ha copiato da un'altra fonte, quindi possiamo essere relativamente certi dell'affidabilità dell'enciclopedia on-line.

lunedì 12 novembre 2012

Console e Augure

Molte sono le caratteristiche che contraddistinguevano i Consoli Romani. A scuola ci viene insegnato fin dalle elementari perché nacque questa figura di potere: dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, si volle limitare il potere del Rex affibbiandogli un collega di pari potere e con diritto di veto. Da allora, la politica italiana non ha più avuto una direzione precisa!
Ma vi sono prerogative e funzioni del Console che spesso non vengono evidenziate con la stessa profondità, come ad esempio quelle religiose.
Gli antichi Romani sono passati alla storia per molte buone ragioni, ma anche per essere terribilmente superstiziosi. Prima di intraprendere qualunque azione si affidavano volentieri a indovini, maghi, aruspici, seguendo una tendenza che fece prima la fortuna degli Etruschi, poi dei Greci, ed infine degli Egiziani.
Ma quando si andava in battaglia, non potendo togliere dalla testa dei soldati tante corbellerie, bisognava assecondare questa loro inclinazione in modo che permettesse loro di combattere con il coraggio e la determinazione che ci si aspetta dagli antichi dominatori del mondo.
Il Console, durante una campagna di guerra, fungeva anche da aruspice. Se volete, faceva anche da sacerdote militare, ma pensate a quanto sarebbe terribile se un generale di corpo d'armata fosse anche il prete dell'esercito! Certo lo stesso accadeva ancora con il Papa Giulio II, che ricordiamo ne “Il Tormento e L'Estasi”, il kolossal biografico su Michelangelo, ma oggi è fortunatamente un'altra cosa!
Per capire dunque in cosa consistessero le incombenze religiose del Console, dobbiamo capire che gli antichi Romani erano molto religiosi, al punto che vita religiosa e vita pubblica erano quasi indissolubilmente vincolate. I Consoli erano infatti incaricati sia dei doveri religiosi che di quelli militari, e la lettura degli auspici era un passo essenziale prima di condurre l'esercito in battaglia.

giovedì 8 novembre 2012

Una Città, Due Corpi

Ricostruzione dell'antica Neapolis
L'immagine qui sopra si può vedere presso la fermata della metropolitana posta sotto il Museo Archeologico Nazionale e nel piacevole libricino di A. Wanderlingh “I giorni di Neapolis”. È una veduta a volo d'uccello di come poteva essere il panorama di Neapolis pressappoco ai tempi dei fatti narrati nel mio romanzo. Si riconosce la zona dell'antico porto rinvenuto grazie ai recenti scavi per la metropolitana e due nuclei urbani: il primo sulla destra ed arroccato sull'altura di Pizzofalcone; il secondo più lontano, sulla sinistra. Il Vesuvio fa da sfondo.

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