Neapolis è stata una storia di abnegazione, amore per la patria e lealtà verso l'alleato. Kapu… lo vedrete.
Se vi sembro pessimista, vi suggerisco di non aspettare la lettura di Kapu ma di fare quello che anch'io ho fatto: leggere i classici. Fatevi un'idea di quelle vicende e sarò lieto di discuterne, anche di cambiare opinione!
Voglio però sostanziare opinioni così forti, o potreste pensare a qualche mia personale animosità verso la mia terra che, lo anticipo, non esiste. Anche l'opinione dell'editore sul volume lascia poco spazio a incomprensioni, in tal senso:
Il romanzo si presenta coerente dall’inizio alla fine; l’autore ha espresso in maniera chiara il proprio pensiero sulla vicenda campana la cui terra è fertile, è il seme che non è buono.Dove comincerò, dunque, questo confronto tra i due volumi? Dagli uomini: da un lato abbiamo un eroe, Hegeas, che pur sapendo perfettamente che il proprio assalto alla cavalleria annibalica è insensato, lo esegue. In Neapolis spero di aver chiarito a sufficienza che l'ipparco neapolitano aveva preparato la sortita con scrupolo e non aveva agito per avventatezza.
In Kapu troverete invece tanti personaggi, grandi e piccoli, ciascuno preoccupato delle proprie cose: l'uomo politico assetato di potere assoluto al punto di tradire la propria discendenza; nobili che lanciano la loro patria in pericolose avventure e cercano poi nella morte una fuga ai propri misfatti; personaggi importanti che desiderano gettarsi nell'agone politico; persino quando i guerrieri restano fedeli a Roma, sorge il dubbio che non lo facciano per un vantaggio personale.
Erano simili aspirazioni giustificate? Quando Neapolis perse i propri guerrieri più valorosi, Roma mandò un proprio prefetto a proteggere la città, perché Neapolis era città foederata. Lo stesso fa Roma quando Annibale entra per la prima volta in Campania: Quinto Fabio Massimo dispone presidi in tutte le città fortificate.
Kapu, infatti, non ospitava un presidio romano, perché la città si era sempre dimostrata leale, e Roma ricambiava la lealtà con fiducia, quindi perché dislocare uomini come se Kapu fosse stata nemica?
Ma Kapu non si accontentò di tradire Roma: durante il tradimento, i romani in città vennero imprigionati e asfissiati nelle terme, un gesto che i romani furono persino disposti a perdonare, quando proposero la resa alla città assediata.
È l'odio così dimostrato giustificato da un astio dei romani verso Kapu? Il console Appio Claudio aveva realizzato la sua regina viarum passando accanto alla capitale campana; le città campane che non passarono ad Annibale furono protette e trattate lealmente (Nola, Kales), ripristinate dopo la guerra (Akeru, Nuvkrinum), persino quelle tradizionalmente più ostili a Roma (la sannita Beneventum); i romani avevano vincoli di sangue (leggi sui matrimoni misti) coi campani, quindi l'amicizia tra Roma e Kapu era tradizione!
È vero che la storia la scrivono i vincitori e, quando Roma vinse, non andò per il sottile, ma questa storia non ci è giunta solo grazie alle testimonianze romane: Polibio, lo storico greco, poté scrivere il proprio resoconto della guerra punica leggendo anche ciò che Annibale ne aveva lasciato inciso presso il tempio di Hera Lacinia, a Kroton. La sua versione non contraddice quanto raccontato dal posteriore Livio.
Dunque Kapu - Racconti della Caduta è il giusto contraltare a Neapolis - I Signori dei Cavalli. Nell'uno brillano virtù e spirito di abnegazione, nell'altro è esemplificata la vanità dell'affannarsi per scopi puramente personali, il contrario di quella che è una “società”.
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