Presentation Pages

Benvenuti!

Una parola di presentazione su questo blog

|

Attenzione!

Nota per gli studenti d'ogni ordine e grado

lunedì 15 aprile 2024

"Kapu" o "Capua"?

I miei lettori di più vecchia data sanno che cerco di curare alcuni aspetti delle mie opere che possono sembrare marginali, o indurre perfino confusione. Uno di questi aspetti è la lingua
Quando ho cominciato a scrivere Kapu - Racconti della Caduta come parte integrante di quello che è diventato Neapolis - I Signori dei Cavalli, sapevo già che avrei dovuto giostrarmi tra almeno cinque lingue: ovviamente, l'italiano del lettore, il greco di Neapolis, il latino dei romani, il punico (per quanto poco) dei cartaginesi, e l'osco dei campani/capuani.
Naturalmente, spesso questa cura si limita solo ai nomi di persone e cose, ma a volte si estende a usi, costumi, unità di misura… A voler essere attenti, diventa un groviglio di parole usate ora in un modo, ora in un altro. Il caso più evidente è il nome di Annibale, ora scritto alla romana (Hannibal), ora alla punica (Hanni-baal, “dono di Baal”), ora alla greca (Annìbas). Per l'osco, del quale non ho trovato la trascrizione, ho usato la forma italiana.
Tra tutte, l'osco era la lingua comparativamente meno nota, ma la mia scelta era dettata anche dal voler porre il lettore italiano nel punto di vista dei campani.
Ciononostante, quando ho usato il nome della Capua osca, l'ho fatto scrivendo “Kapu”. Perché?

Moneta dell'antica Capua, datata tra il 216 e il 211 a.C. del valore di un'“uncia” (7.09 g). Sul fronte appare la testa di Diana, con arco e faretra sulla spalla sinistra; sul retro è raffigurato un cinghiale selvatico e un punto che indica il valore della moneta. L'iscrizione, retrograda (da sinistra verso destra) si legge KAPU in alfabeto osco. Fonte: Wikipedia

Basta leggere le iscrizioni sulla monetazione campana dell'epoca per osservare diverse cose ma, innanzi tutto, l'alfabeto osco non è quello latino. A prima vista, privo della grazia data dalla rotondità di una “O”, per esempio, sembra quasi runico, ma osserviamo le lettere di “KAPU” a cominciare dalle vocali.
La “A”, la seconda da destra, non è riconoscibile, mentre la “U” è per così dire coricata verso sinistra.
La “P”, come la “C”, sono graficamente greche, a testimonianza dell'influsso del greco sull'alfabeto osco.
Dunque, ecco come i cittadini di Capua chiamavano e scrivevano la loro città: Kapu! E nello scrivere un romanzo che forse per la prima volta si pone nel punto di vista non dei vincitori romani, non dei principali sconfitti cartaginesi, non dei testimoni greci con diverse sorti (Taranto e Syracusae persero la loro indipendenza, il regno macedone di Filippo divenne il seguente nemico giurato di Roma, Neapolis si confermò valida alleata), non in quello dei più valorosi e riconosciuti arcinemici di Roma, i sanniti, ma in quello dei campani spazzati via senza rimedio, potevo trascurare un elemento di così evidente identità?
È una bella terra, la mia, con molta storia, e non pretendo che Kapu - Racconti della Caduta ne narri più che una breve pagina, ma densa e sconosciuta.

Nessun commento:

Posta un commento

I Più Letti del Mese