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Nota per gli studenti d'ogni ordine e grado

mercoledì 19 dicembre 2012

Demetra - Dea Madre

Nonostante la comune credenza che la società greca fosse estremamente maschilista, una delle sue divinità principali era Demetra. Chiamata Cerere dai Romani, Demetra non era solo la dea delle messi, ma da questa sua funzione nasce tutta una serie di attributi che la resero di fondamentale importanza per il calendario sacro e per la vita quotidiana dei Greci.
Statua di Demetra

Accanto, statua di Demetra. La cornucopia fa parte della sua iconografia di dispensatrice dei frutti della terra.

sabato 15 dicembre 2012

Un Anno d'Assedio

L'assedio di Neapolis durò più di un anno.
Fu certamente il primo assedio dei Romani a durare tanto tempo, e le ragioni possono essere innumerevoli, non ultima l'importanza strategica che il Senato dell'Urbe aveva dato alla polis greca nei propri disegni di espansione.
Ma stare qui a ragionare su tali questioni senza una conoscenza della contingenza è esercizio sterile. Se davvero vogliamo avere un'idea di quali potessero essere le ragioni romane e le difficoltà affrontate pur di raggiungere l'obiettivo prefisso, dobbiamo ascoltare una fonte dell'epoca.
La fonte in questione è, ancora una volta, Tito Livio, VIII, 23. È un passo estremamente interessante, perché traccia come pochi la complessità della situazione politica dell'epoca. Dunque, vediamo:
Entrambi i consoli informarono il senato che c'era scarsa speranza di pace con i Sanniti: Publilio informò che duemila soldati da Nola e quattromila Sanniti erano stati ricevuti a Palaepolis, —più per l'insistenza dei Nolani che per volontà dei Greci; Cornelio (informò) che i magistrati Sanniti avevano indetto una leva, e che tutto il Samnium era in tumulto, mentre le città confinanti di Privernum, Fundi, e Formiae erano apertamente invitate ad unirsi (alla leva).

sabato 1 dicembre 2012

Un Avversario Capace

Il cursus honorum

Schema del cursus honorum di un cittadino romano. Fonte: http://hrsbstaff.ednet.ns.ca (in inglese).

L'assedio a Neapolis tra il 328 ed il 326 a.C. fu condotto da un personaggio molto particolare. Quintus Publilius Philo ricevette dal senato romano l'incarico di assediare Neapolis (secondo la versione liviana Palaepolis, ma di ciò abbiamo già discusso in quest'altro post) dopo che tutte le vie diplomatiche si erano rivelate inefficaci.
In questo post cercherò di presentare questo personaggio che, al contrario di come viene presentato da Livio, non doveva essere assolutamente malvagio. Lo faremo presentandolo dal momento in cui divenne console, la carica più alta del normale cursus honorum per un cittadino romano. Cominciamo dunque dal primo resoconto che ce ne fa lo stesso Livio in Ab Urbe Condita VIII 12:

mercoledì 28 novembre 2012

Ricca ed Imbelle

Il mio romanzo ha anche, dichiaratamente, uno scopo sociale. L'auspicio è che i miei conterranei, specchiandosi nei personaggi e nei popoli che incontreranno in Neapolis - Il Richiamo della Sirena possano darsi una scossa, perché ritengo incredibile che, a distanza di duemilatrecento anni, determinati comportamenti possano essere perfettamente riconoscibili.
Mi riferisco soprattutto a come ho dipinto i Campani, gli abitanti di quella Campania Felix così coccolati dalla natura dei luoghi da essere incapaci di affrontare qualunque avversità senza piegarsi ad un nuovo padrone, ad un nuovo dominatore.
Mappa dell'antica Campania Felix

Il territorio della Campania Felix al tempo dell'antica Roma. Fonte: Wikipedia.

sabato 24 novembre 2012

Un'Altra Versione della Storia

Sarebbe stato estrememente imprudente, da parte mia, gettarmi nella scrittura di un'opera prima come Neapolis - Il Richiamo della Sirena senza l'adeguato conforto di diverse fonti bibliografiche. Come ho già avuto modo di osservare, è stato infatti dal confronto tra queste che ho tratto gli spunti per tessere la mia romanzata versione dei fatti.
Nondimeno, fino ad ora non ho citato tutte le fonti relative al bellum neapolitanum, lasciando per questi ultimi post alcune tra le più importanti.
Eh già, “ultimi post”: sto giungendo al termine degli argomenti che potrò trattare senza scadere nel vuoto dei contenuti, e sono certo che ciò non lo desidera nessuno.
Ma per ora quel giorno è ancora di là da venire, ho superato i quattrocento lettori, ho ancora alcuni argomenti tra i più importanti da toccare, e quindi senza indugio procedo ad illustrarvi la testimonianza sul bellum neapolitanum di un altro grande della storia antica: Dionigi d'Alicarnasso, in Antichità Romane XV 5-6:

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