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giovedì 1 novembre 2012

Trecento!

Alquanto inaspettatamente, ma non per questo con disappunto da parte mia, questo blog è stato visto da 300 visitatori negli ultimi quattro mesi!
Badate: 300 visitatori, non 300 visite: ciò vuol dire che trecento diverse persone sono passate per queste pagine ed hanno letto almeno un post. Magari sono tornate (e mi fa piacere), ma per me è più importante farvi sapere quanti sono passati, piuttosto che mettere un numero che dice poco sul reale interesse intorno a questo blog.
Se vi dicessi, ad esempio, che in questo momento ho ricevuto più di 800 visite, cosa pensereste? Per me non è un numero cha abbia molto senso, quindi…
Ma non volevo fare il tipico post auto-celebrativo del tipo “Grazie a tutti, sono arrivato a 300 lettori!”, volevo invece approfittare per dire qualcosa di più sostanzioso, approfittare di questo numero così speciale per un ultimo post sulla battaglia di Cheronea, nel corso della quale fu la sterminata Banda Sacra.
Cominciamo dunque col riportare quanto tramanda Diodoro Siculo, XVI, 85-88:
Così Filippo non riuscì ad ottenere il supporto dei Beoti, ma nondimeno decise di combattere entrambi gli alleati insieme. […] Le sue forze arrivarono a più di trentamila fanti e non meno di duemila cavalieri. Entrambe le parti erano pronte per la battaglia, col morale alto e pronte, ed erano ben comparabili per coraggio, ma il re aveva il vantaggio dei numeri e della leadership. […] Dalla parte Ateniese, i migliori dei loro generali erano morti - Ificrate, Cabria ed anche Timoteo - ed il migliore di quelli che rimanevano, Chares, non era migliore di qualunque normale soldato per l'energia e la discrezione richieste ad un comandante.
Gli eserciti di schierarono all'alba, e il re pose suo figlio Alessandro, giovane per età ma noto per il suo valore e la rapidità dell'azione, su di un'ala, ponendo accanto a lui i generali più stagionati, mentre egli stesso, alla testa di picchieri, esercitava il comando sull'altra; unità sciolte erano poste dove il caso lo richiedeva. Dall'altro lato, dividendo la linea secondo la nazionalità, gli Ateniesi assegnarono un'ala ai Beoti e mantennero il comando dell'altra essi stessi. Una volta cominciata, la battaglia fu caldamente contesa per molto tempo e molti caddero da ambo le parti, sicché per un po' la lotta concesse speranze di vittoria ad entrambe.
Allora Alessandro, il suo cuore risolto a mostrare al padre la sua prodezza ed essendo secondo a nessuno per volontà di vittoria, abilmente assecondato dai suoi uomini, prima riuscì a rompere il solido fronte della linea nemica e, abbattendo molti (nemici), pesò notevolmente sulle truppe che l'opponevano. Giacché lo stesso successo era raggiunto dai suoi compagni, brecce nel fronte venivano aperte continuamente. I cadaveri si ammucchiavano, finché finalmente Alessandro si aprì la strada nella linea e mise i suoi opponenti in fuga. Allora anche il re in persona avanzò, davanti a tutti e non concedendo il merito della vittoria neanche ad Alessandro; egli prima forzò alla ritirata le truppe poste dinanzi a lui e poi costringendole alla fuga divenne l'uomo responsabile della vittoria.[…]
Secondo questa tradizione, sembra dunque che gran parte della vittoria di Cheronea sia da attribuirsi prima alla tenacia di Alessandro e poi al padre Filippo bruciante d'orgoglio. Le cose, però, potrebbero stare abbastanza diversamente secondo il resoconto di uno specialista di battaglie, quel Polieno che scrisse addirittura un'opera, gli Stratagemmi di Guerra, che al punto 4.2 tratta proprio di Cheronea:
Attaccando battaglia con gli Ateniesi a Cheronea, Filippo cominciò una finta ritirata: quando Stratocle, il generale Ateniese, ordinò ai suoi uomini di spingersi avanti, gridando «Li inseguiremo fin nel cuore della Macedonia.» Filippo osservò freddamente «Gli Ateniesi non sanno come si vince» ed ordinò alla sua falange di mantenersi chiusa e ferma, e di ritirarsi lentamente, coprendosi con i suoi scudi dagli attacchi del nemico. Non appena grazie alla manovra l'ebbe attratto via dal suo terreno vantaggioso, ed ebbe guadagnato vantaggio, ordinò di fermarsi; ed incoraggiando le sue truppe ad un attacco vigoroso, fece una tale impressione sul nemico, che subito determinò una brillante vittoria in suo favore.
L'episodio storico è stato ampiamente commentato perché è evidente, anche senza ricordare i precedenti post qui pubblicati e tante altre fonti, che diverse versioni dei fatti sussistono.
Gli storici moderni sono oggi abbastanza concordi nel pensare che Alessandro giocò una parte importante nell'approfittare di una breccia che si era aperta nel fronte Ateniese-Tebano, ma che in realtà Polieno sia nel giusto quando parla di una ritirata strategica volta a favorire la rottura del fronte nemico. Quindi Alessandro fu forse il primo a penetrare quella breccia, che però era stata la sagacia del padre a provocare.
Il risultato, lo sappiamo bene, fu la scomparsa dei trecento del Battaglione Sacro sul campo di battaglia, e la scomparsa della Grecia come entità indipendente dalla Macedonia.

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