La vicenda narrata in questo libro si basa su di un evento storico: l'assedio di Neapolis da parte dei Romani nel 326 a.C. Nel ricostruire tale episodio, compito che già di per sé presenta notevoli difficoltà per un non specialista soprattutto a causa della scarsezza di fonti accessibili al grande pubblico, ho voluto fondere storia e mito. Le ragioni e le giustificazioni per una scelta del genere sono innumerevoli, alcune intime, voglio però citare almeno quelle che ritengo di un certo peso.
Innanzi tutto, pur stimando del tutto spropositato un accostamento tanto ardito, così come John Ronald Reuel Tolkien non riusciva a tollerare che la sua Inghilterra non avesse un proprio ciclo epico, fin da piccolo, ed assai prima di godere della lettura de “Il Signore degli Anelli”, neanche io riuscivo a digerire che la mia terra ne fosse priva. […] Naturalmente, questo mio pensiero giovanile era del tutto fuori luogo: la Campania è stata scenario di innumerevoli vicende durante l'intero arco della storia umana. Ma allora, come giustificare quella mia primitiva percezione, e cioè di una terra senza mito?
[…] Quanto c'era dunque di vero nella frase, pure insegnatami a scuola, Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio? E quanti ricordano di legare quella cultura con l'influenza che i ritrovamenti a Pompei in epoca borbonica ebbero sullo Stile Impero del primo '800? […]
A ciò, si aggiunga che l'evento storico che fa da sfondo a questo racconto ha già di per sé del rocambolesco senza che l'amante della letteratura fantastica debba intervenire con la propria immaginazione: leggere direttamente dagli autori greci e latini l'assedio di Neapolis è fonte di sinceri divertimento e stupore al limite dell'incredulità.
[…] Scrivendo ho scoperto che Napoli, quella città che ho avuto la buona sorte di imparare ad amare, contrariamente a quanto ci si affanna a proclamare, non è sostanzialmente cambiata nell'arco di oltre duemilatrecento anni. […] Tutto, nella Neapolis di allora, era praticamente identico alla Napoli odierna. Era come se la mia ricerca fosse stata indirizzata a parlare della Napoli di oggi senza doverlo fare direttamente. Ed in realtà della Napoli di oggi volevo parlare: svegliarla dal sonno delle coscienze, scuoterla, darle un motivo d'orgoglio che per tanto tempo, ed a torto, le è stato negato, fare in modo che questa scintilla d'orgoglio si svegliasse per stimolare una nuova consapevolezza nei napoletani.
Essi possono rendere di nuovo grande la loro città, che merita di essere grande, perché i loro avi sono stati grandi quando il mondo era assai più ostile di oggi, ed i problemi assai più insormontabili. E come risolvevano i loro problemi i Neapolitani? Con la stessa arma con la quale i napoletani di oggi e di sempre hanno affrontato il mondo: l'arguzia, l'astuzia di Ulisse che diventa inganno per il nemico[…].
Ho parimenti scoperto che l'amore per il canto, per il bello, per la poesia, per la buona tavola, pur'essi radicano in quel tempo, e con così tanti riferimenti, la mia convinzione che a Napoli il tempo non riesce a cambiare la gente si è fatta sempre più salda.
[…]
Ho un'altra spiegazione, a me più cara: Napoli conta ancora, ha sempre contato con un suo genius loci che la ama e la protegge dal tempo impietoso: la sirena Parthenope, che i napoletani non ricordano più neanche dove sia. Con questo libro desidero risvegliare quella memoria e cacciare un po' di cattive abitudini dalla nostra indole in suo nome, desidero cancellare alcune etichette assolutamente negative che ci si vogliono appiccicare e rigettare alcuni modelli sociali ed economici che ci vorrebbero essere imposti. Napoli, i napoletani, dovrebbero semplicemente essere orgogliosi di quello che sono senza doversi adeguare, contrapporre o mettere in competizione con altri, perché al mondo ciascuno ha diritto di essere com'è.
Non nego che Napoli dovrebbe rigettare la parte malata della propria società che tanto scorno causa alle nostre coscienze, ma questa è un'azione da compiere nel contesto di un'iniziativa più ampia, che proponga un modello napoletano positivo alternativo a quello negativo vigente, anche a costo di ricorrere al sotterfugio come fece Nymphios, polemarca di Neapolis.
Storie di Neapolis
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giovedì 19 luglio 2012
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mi sei piaciuto moltissimo. hai toccato il mio cuore di ....napoletana... Ida
RispondiEliminaGrazie Ida, ma il merito va ancora una volta tutto a Parthenope.
RispondiEliminaIo mi sono solo messo in ascolto, e chissà se ho capito cosa sta dicendo!
Ma questi cuori napoletani... facciamoli battere!