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sabato 12 gennaio 2013

Una Ricostruzione: Le Forze in Gioco

Siamo così giunti all'assedio di Neapolis da parte dei Romani, all'epoca il più lungo assedio sostenuto dalla crescente potenza. Nel post precedente abbiamo chiarito che effettivamente l'assedio fu posto all'intera Neapolis, non solo a Parthenope come riferisce Livio. In questo post cercheremo di capire quali erano le forze in gioco e che impatto poteva davvero avere l'assedio di un esercito Romano dell'epoca ad una città marittima come Neapolis.
Ricordiamo gli elementi a nostra disposizione:
gli inviati (Romani), se avessero potuto così fare conquistando il favore degli uomini influenti, avrebbero dovuto condurre la città (Neapolis) a ribellarsi ai Sanniti
È un'esplicita dichiarazione che i Sanniti avevano potere in Neapolis, o non avrebbe avuto nessun senso la richiesta romana.
in quello stesso tempo ambasciatori mandati dai Tarantini erano andati dai Neapolitani;
anche altri erano giunti, mandati dai Nolani
Queste sono le altre nazioni che Livio fa schierare dalla parte della coalizione Napoletano-Sannita.
i Neapolitani […] dovevano mantenere la loro posizione nobilmente […], facendo affidamento tanto sul loro esercito quanto sui rinforzi che sarebbero giunti dai Sanniti e, oltre alla loro forza navale, esser certi di riceverne una grande ed eccellente che i Tarantini avrebbero inviato
Essi (i Sanniti) avrebbero mandato un esercito […] grande quanto i Neapolitani avessero richiesto, per guardare le loro mura, ed avrebbero anche fornito marinai per le loro navi così come tutti i rematori
Queste parole dei Nolani fanno presagire una grande alleanza contro Roma che nei fatti non ci fu. Temo che lo scopo sia quello di giustificare fin d'ora alcune delle guerre che i Romani condurranno in seguito, ad esempio contro Taranto.
Il popolo di Acerra divenne Romano sotto uno statuto, proposto dal pretore Lucius Papirius, che garantiva loro la cittadinanza senza il suffragio
Questa nazione (Neapolis) […] compì molte azioni ostili contro i Romani che risiedevano nei distretti della Campania e dei Falerii
Ed ecco che giungiamo alla ragione del contendere. Livio dice che i Campani si lamentavano di scorrerie Napoletane nei territori dei soggetti a Roma, ma poco dopo afferma:
la guerra ai Greci venne affidata a Publilius; a Cornelius, con un altro esercito, fu ordinato di essere pronto per i Sanniti, nel caso in cui essi fossero scesi in campo; e siccome girava voce che essi stavano solo aspettando di muovere il loro esercito nel momento in cui i Campani avessero cominciato una rivolta […]
I Campani erano dunque sul punto di ribellarsi a Roma? Abbiamo già riportato che i Sanniti avevano ragioni meno fumose (la rifondazione di Fregellae) per dare battaglia a Roma, e qualche comportamento non proprio corretto di militari Romani nei confronti dei Campani c'era stato!
In effetti, un passo da me non riportato e che può illuminarci su fenomeni del genere è quello di Livio VII, 38 che ci narra di un tentativo del presidio Romano di prendere il potere proprio a Capua, apparentemente scoperto e soppresso dalle autorità di Roma. Ma andiamo oltre:
Publilio informò che duemila soldati da Nola e quattromila Sanniti erano stati ricevuti a Palaepolis, più per l'insistenza dei Nolani che per volontà dei Greci
Ho già dedicato abbastanza tempo a confutare l'esistenza di Palaepolis con questo nome ed a sottolineare che essa sia un artificio narrativo di Livio. Nondimeno, sappiamo anche che, con quel nome, potremmo indicare Parthenope, la città vecchia. Possiamo credere Livio quando afferma che i seimila soldati tra Sanniti e Nolani furono alloggiati tutti a Parthenope?
Prendendo una posizione favorevole tra Palaepolis e Neapolis, Publilio aveva già privato il nemico di quel mutuo scambio di assistenza.
non solo una parte dei nemici aveva perso ogni collegamento con l'altra a causa delle opere di fortificazione costruite in mezzo dai Romani.
Sebbene da me non riportato, nel testo di Mario Napoli leggiamo per la prima volta di ritrovamenti di opere di fortificazione tra Parthenope e Neapolis erette (e datate) pressappoco all'epoca dell'assedio Romano. Sembra che esse furono a più riprese aggredite e ricostruite, ma è essenziale immaginare che la difesa della parte tra i due nuclei urbani fosse ormai considerata indispensabile, dal momento che lì c'era il porto, senza il quale la vita di Neapolis città Greca, che viveva di commerci, che dominava il Sinus Cumanus, che i Tarantini avrebbero dovuto aiutare via mare, sarebbe stata impossibile senza difendere il porto.
Palaeopolis_und_Neapolis

Disposizione di Parthenope e Neapolis rispetto alla Napoli attuale. Una lunga linea di murazione correva tra le due città a protezione della zona portuale. L'accampamento di Quinto Publilio potè disporsi in modo da controllare le due città, ma non riuscì a tagliare né le comunicazioni, né la mutua assistenza.

quando arrivò la voce che da Taranto e dai Sanniti sarebbero arrivati nuovi rinforzi, (i Neapolitani) pensarono di avere all'interno delle mura più Sanniti di quanti non ne volessero
Sarebbe interessante sapere come questa voce arrivò a Neapolis, secondo Livio, se l'esercito Romano aveva tagliato le comunicazioni tra le due parti della città e dunque controllava il porto…
(Carilao) ottenne tremila uomini per riconquistare la parte di città presidiata dai Sanniti. A capo del contingente armato venne posto il tribuno militare Lucio Quinzio
Anche il fatto che vi fu coordinazione tra Carilao e Ninfio, che essi andarono uno dal Proconsole Romano, l'altro dal comandante sannita, fa capire che le comunicazioni (e dunque l'assistenza) erano possibili in città.
Parrebbe inoltre che solo i Sanniti presidino Parthenope. Effettivamente, quanto viene successivamente affermato mi fa concludere che le cose stessero davvero così.
Ninfio, per parte sua, aveva raggirato il comandante del presidio sannita, portandolo a concedergli […] di arrivare per via di mare in territorio romano
E questo Ninfio doveva essere un mezzo mago, se poteva convincere il capo sannita di poter accedere alle navi col porto occupato dai Romani! Ma abbiamo già a sufficienza visto che tutta la storia di aver separato le due città era una grossolana esagerazione.
Carilao, introdotto in città dai compagni […], occupata con i soldati romani la parte più alta della città, […] i Nolani fuggirono dalla parte opposta della città per la strada che porta a Nola
Carilao entrò a Parthenope coi Romani, mentre i Sanniti ne uscivano. Non poteva entrare a Neapolis, o i Nolani avrebbero probabilmente tentato una resistenza, mentre si dice che trovarono la via libera verso Nola. È lecito presumere che abbandonarono Neapolis quando videro Parthenope oppupata dai Romani, e quindi ogni speranza di potersi opporre vana.
Mappa del Sinus Cumanus

Da questa mappa del Sinus Cumanus si evidenzia come, per avere via libera verso Nola, i Nolani dovessero essere alloggiati nel nucleo orientale di Neapolis, dunque separati dai Sanniti che erano in Parthenope.

I Sanniti, tagliati fuori dalla città
Da Parthenope, i Sanniti avrebbero potuto scendere verso il porto o verso la spiaggia che dà all'attuale Via Caracciolo. Il porto, l'abbiamo visto, per quanto conteso, non era in mano romana, e quella sarebbe stata la discesa naturale dei Sanniti qualora Ninfio avesse proposto di aggredire i territori Romani via mare. Ma Livio dice che i Sanniti rimasero tagliati fuori dalla città, il che ci fa capire che essi erano al di fuori delle cortine difensive della stessa, ovvero sul lato occidentale di Parthenope.
Non sappiamo cosa avesse davvero proposto Ninfio al comandante Sannita per convincerlo a scendere da quella parte, possiamo solo immaginarlo.
Napoli - lì infatti i Greci trasferirono il loro quartier generale.
Si chiude così la vicenda secondo Livio, in un modo che, come nel passato post ho mostrato, è assolutamente non rispondente a verità: il quartier generale di Neapolis era già nella Neapolis, e d'altro canto non avrebbe potuto essere altrimenti, se i principes civitati furono in grado di andare a parlamentare col Proconsole Romano.
A favore di Livio devo evidenziare come egli facesse uso di fonti che già a suo tempo erano ben indottrinate: l'uso dell'espressione de Samnitibus Palaeopolitaneis lo troviamo anche sui Fasti Trionfali, a proposito di Quinto Publilio: un assedio condotto a tutta una polis fu diplomaticamente ridotto ad una sola parte della sua cittadinanza.
Possiamo dunque contare le forze in gioco come un esercito consolare (all'epoca erano novemila effettivi) per i romani, mentre la difesa di Neapolis era affidata ai Neapolitani (indeterminato il loro numero, ma dal fatto che accettarono lo stanziamento più per insistenza di Nola che per loro volontà, possiamo presumere che fossero sufficienti a presiedere le mura) più quattromila Sanniti e duemila Nolani.
I Neapolitani avrebbero atteso, invano, anche l'arrivo dei Tarantini, ma alla fine la presenza Sannita in città risultò talmente detestabile da spingere i Neapolitani ad architettare l'incredibile “pacco degli eserciti”.
E si chiude così anche la serie di post sulla ricostruzione storica che fa da sfondo a Neapolis - Il richiamo della sirena. Mi restano da pubblicare alcuni approfondimenti che scriverò in futuro, e spero gradirete. Se avete argomenti che desiderate vagliare più a fondo, non avete che da scrivermi.
Appuntamento al prossimo post!

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