Per uno scrittore, il personaggio importante è difficile da trattare in un romanzo che parla d'altro (le mie opere hanno come obiettivo la storia di Napoli) perché tende a manipolare l'azione, ad accentrare l'attenzione su di sé, tende a diventare l'oggetto unico della curiosità del lettore che dimentica il resto.
Poi ci sono i motivi squisitamente storici: di un personaggio famoso tutti sanno tutto ma, soprattutto, ciascuno ha una propria idea, una propria opinione, e il margine per romanzare la sua azione viene terribilmente assottigliato, quando non scompare del tutto. Insomma, una bella gatta da pelare, con la quale non mi volevo assolutamente confrontare.
Nel mio intento di descrivere momenti poco noti della storia di Napoli, avevo già individuato la prima di tali mine vaganti: un certo Annibale, sul quale sono stati versati fiumi d'inchiostro, del quale i più grandi generali della storia hanno espresso le più alte opinioni. Insomma, io Annibale in un mio romanzo ho cercato di evitarlo come la peste!
Ho imparato però che i grandi personaggi storici sono ingombranti non solo dal punto di vista del lettore, per i motivi poc'anzi menzionati, ma lo sono ancora prima e di più dal punto di vista dello scrittore! Voi direte, «bella scoperta: dovevi accorgertene solo per il fatto che non ce li volevi!», beh adesso avete una misura di quanto io sia sveglio ;)
Non c'era proprio modo di evitare di parlare di Annibale? Ma poi, che c'entra Annibale con Napoli?
Eh, anch'io mi facevo domande del genere prima di cominciare a documentarmi per Neapolis - I signori dei cavalli, fino a quano non mi sono imbattuto in una frase di Tito Livio (Ab Urbe Condita, XXIII, I):
Molti giovani nobili, comunque, furono presi o uccisi nella schermaglia, tra i quali Hegeas, il comandante della cavalleria, che cadde mentre seguiva troppo incautamente il nemico in ritirata.È un frammento tratto dalla narrazione che l'autore romano fa della Seconda Guerra Punica, ed è il passo che mi ha convinto di affrontare lo studio di questo grande conflitto da una prospettiva forse totalmente diversa: non quelle classiche romana o cartaginese, nel più perfetto stile dell'eterna contrapposizione tra vincitori e vinti, ma quella dei luoghi dove tale coflitto primieramente si svolse. E no, esso non si svolse nella campagna romana.
Chi era questo Hegeas? Quando si svolse quest'azione? Che ruolo ebbe essa nel conflitto tra Roma e Cartagine? È plausibile che uno squadrone di cavalleria neapolitana abbia sfidato l'allora temibile cavalleria numidica, l'arma che aveva messo Annibale in grado di spezzare più volte gli eserciti di Roma in battaglie che vengono ancor oggi ricordate per i loro esiti disastrosi?
A tutte queste domande ho cercato di trovare risposta, perché ovviamente prima di raccontare una storia bisogna verificare se questa storia esiste o meno!
E nell'affrontare questa ricerca ho trovato una storia assai più grande di quella di Annibale o di Hegeas, la storia di un intero popolo, quello Campano, del quale si dice oggi molto poco.
Questa storia, assai più che la storia di Hegeas e della sola Neapolis, sono diventati così il motivo portante di questo secondo romanzo, perché questa è la storia della nostra terra, e riscoprirla è esattamente ciò che mi sono prefissato di fare mediante queste opere.
C'era una volta un popolo, una nazione, famosa per la sua terra, le sue ricchezze e i suoi cavalieri, che per la brama di potere dei suoi uomini più in vista ruppe i propri patti di alleanza con Roma e ambì a governare l'Italia intera.
Neapolis - I signori dei cavalli racconta la storia degli ultimi giorni di quel popolo.
Nessun commento:
Posta un commento