Storie di Neapolis
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venerdì 19 aprile 2024
Perché, per chi, si scrive?
Il contatto col lettore, o dovrei dire meglio, lo scambio col lettore, credo sia una delle massime aspirazioni per chi scrive: scrivere è esprimere (ex-primere, fissare all'esterno), opposto a im-primere (fissare all'interno, di una pagina, ad esempio, o nel proprio animo, come nell'espressione “mi è rimasto impresso”), ovvero esporre agli altri ciò che si ha dentro.
C'è sempre una forma di riserbo, nel fare questo passo, è naturale il timore del giudizio altrui, ma anche questo riserbo deve passare in secondo piano, se l'esprimere non ha come obiettivo l'imposizione delle proprie idee ma al contrario, come fortunatamente è vero per me, quello di aprire un dialogo, una comunicazione. Che è tanto più valida, quanto più attento è l'interlocutore.
Non nasconderò che gli errori che mi sono stati indicati (da una docente di latino, peraltro) sono abbastanza evidenti e marchiani (col senno di poi…), ma trovare errori in un volume di quasi trecento pagine è diverso: l'occhio ha dovuto indugiare parecchio, la mente è stata assorbita nella lettura, non si è lasciata confondere da nomi ed eventi, e all'improvviso qualcosa ha disturbato questo stato di immersione (la sospensione dell'incredulità) come un sasso increspa la superficie di un laghetto calmo.
Se lo descrivo così, è perché è uno stato mentale che conosco bene: non potrei aver scritto i due Neapolis se non mi ci fossi immerso per primo, se non mi fossi lasciato intontire da eventi, luoghi e personaggi, quindi maggior gratitudine rivolgo alla lettrice per la grande attenzione rivolta all'opera.
Si scrive dunque per questo: per crescere. Non per dire “sono arrivato”, ma al contrario “ho cominciato questa strada. Qualcuno mi aiuta a percorrerla?”. Trovare qualcuno che risponda all'invito è probabilmente la più grande soddisfazione, per uno scrittore.
Più volte ho sostenuto una tesi apparentemente contraria: si scrive per sé stessi, e spero che ora non vediate una contraddizione ma al contrario la sintesi. Si scrive per crescere (è una crescita personale) con l'aiuto degli altri (è un'azione collettiva).
Per me è un privilegio poter affrontare quest'avventura, del quale posso solo ringraziare chi vorrà condividere le proprie opinioni.
lunedì 15 aprile 2024
"Kapu" o "Capua"?
Quando ho cominciato a scrivere Kapu - Racconti della Caduta come parte integrante di quello che è diventato Neapolis - I Signori dei Cavalli, sapevo già che avrei dovuto giostrarmi tra almeno cinque lingue: ovviamente, l'italiano del lettore, il greco di Neapolis, il latino dei romani, il punico (per quanto poco) dei cartaginesi, e l'osco dei campani/capuani.
Naturalmente, spesso questa cura si limita solo ai nomi di persone e cose, ma a volte si estende a usi, costumi, unità di misura… A voler essere attenti, diventa un groviglio di parole usate ora in un modo, ora in un altro. Il caso più evidente è il nome di Annibale, ora scritto alla romana (Hannibal), ora alla punica (Hanni-baal, “dono di Baal”), ora alla greca (Annìbas). Per l'osco, del quale non ho trovato la trascrizione, ho usato la forma italiana.
Tra tutte, l'osco era la lingua comparativamente meno nota, ma la mia scelta era dettata anche dal voler porre il lettore italiano nel punto di vista dei campani.
Ciononostante, quando ho usato il nome della Capua osca, l'ho fatto scrivendo “Kapu”. Perché? Basta leggere le iscrizioni sulla monetazione campana dell'epoca per osservare diverse cose ma, innanzi tutto, l'alfabeto osco non è quello latino. A prima vista, privo della grazia data dalla rotondità di una “O”, per esempio, sembra quasi runico, ma osserviamo le lettere di “KAPU” a cominciare dalle vocali.
La “A”, la seconda da destra, non è riconoscibile, mentre la “U” è per così dire coricata verso sinistra.
La “P”, come la “C”, sono graficamente greche, a testimonianza dell'influsso del greco sull'alfabeto osco.
Dunque, ecco come i cittadini di Capua chiamavano e scrivevano la loro città: Kapu! E nello scrivere un romanzo che forse per la prima volta si pone nel punto di vista non dei vincitori romani, non dei principali sconfitti cartaginesi, non dei testimoni greci con diverse sorti (Taranto e Syracusae persero la loro indipendenza, il regno macedone di Filippo divenne il seguente nemico giurato di Roma, Neapolis si confermò valida alleata), non in quello dei più valorosi e riconosciuti arcinemici di Roma, i sanniti, ma in quello dei campani spazzati via senza rimedio, potevo trascurare un elemento di così evidente identità?
È una bella terra, la mia, con molta storia, e non pretendo che Kapu - Racconti della Caduta ne narri più che una breve pagina, ma densa e sconosciuta.
domenica 14 aprile 2024
Kapu e il Kampanon
Il titolo non tragga in inganno: Kapu - Racconti della Caduta non incentra la propria attenzione sulla sola Capua.
Il Kampanon, quella che per i latini era la Campania Felix, era una terra ricchissima, la terra di un popolo orgoglioso e fiero. Persino il console Terenzio Varro, nell'immediatezza della disfatta di Canne, fa un rapido calcolo dell'esercito che Kapu avrebbe potuto mettere a disposizione di Roma.
“Dovreste proseguire questa guerra in vece nostra” si avventura a dichiarare il magistrato all'ambasceria che lo ha raggiunto a Venosa. “In Campania potrebbero essere arruolati trentamila fanti e quattromila cavalieri”, esorta, secondo Tito Livio.
Sono numeri importanti, soprattutto alla luce di come era composto un esercito romano, e della fama dei cavalieri campani.
Di fatto, il titolo di Neapolis - I Signori dei Cavalli era giustificato proprio dall'importanza della cavalleria campana per l'esercito romano, e parte della difficoltà di Roma nello sconfiggere Annibale durante la Seconda Guerra Punica si deve proprio alla defezione di Capua, la cui cavalleria sarebbe stata un più che valido antagonista per la cavalleria numidica del cartaginese, che era sì nutrita (circa diecimila effettivi), ma leggera.
I cavalieri campani erano di altra pasta: erano pari agli equites romani e spesso gareggiavano con loro in valore e capacità (in Kapu - Racconti della Caduta sono riportati alcuni episodi di tale rivalità), ma nelle parole del console Varro troviamo la più sincera ammissione dell'importanza della cavalleria campana: “trentamila fanti e quattromila cavalieri”.
Sono numeri bizzarri, per un console, perché un esercito consolare era tradizionalmente composto da due legioni, ciascuna con circa 4200 fanti e seicento cavalieri romani. Varro chiese pertanto ai campani il supporto di almeno tre eserciti consolari!
Ma restiamo alla carta pubblicata più su e leggiamone i nomi, alcuni riconoscibili, altri meno: Capua, Puteolis, Atella, Suessula, Nola, Nuceria, Calatie, Beneventum, Herdoniae, Iovis Tifatinus, Castra Annibalis, Ad Diana, Telesie, Geronum, Casilinum, Cale, Casinum, Cuma, Literno, Vulturno, Sinuessa. E questi sono solo i luoghi presso i quali si svolgono alcune azioni del volume!
Nel volume vengono citate altre località (Argirippa, Canne ovviamente, Acerrae, Hamae, Cominium Ocritum, Saticula e altre ancora) che in questa carta non appaiono.
Delle località raffigurate, solo poche sono realmente scomparse, altre hanno cambiato nome: Capua è oggi Santa Maria Capua Vetere, Casilinum è Capua, Calatie è Maddaloni, Ad Diana è Sant'Angelo in Formis; il non indicato Cominium Ocritum è oggi Cerreto Sannita e Saticula è nel territorio della maestosa Sant'Agata dei Goti!
In tutte queste località s'è fatta la storia di un tempo, ma sebbene ai nostri ragazzi venga insegnato dell'arrivo di questo incredibile generale che fu Annibale, ben poco gli viene detto che calcò questi luoghi, e meno ancora gli viene detto di come ne fu impressionato!
Io ne sono rimasto meravigliato, mentre leggevo i classici, e un piccolo sogno mi si è destato: poter presentare l'opera che sarebbe nata da questa mia ricerca in ciascuna delle località menzionate.
Poche cose, infatti, sono potenti come il sentimento dell'eredità storica, al punto di renderla un sentimento persino molesto, nelle mani sbagliate: quante volte disturba la vanagloria di chi si bea delle glorie del passato senza aver mai realizzato granché?
Kapu - Racconti della Caduta nasce con questa pretesa: dare un motivo di orgoglio sano e fondato a tutte queste località presso le quali è stata la fatta la storia di un'epoca.
Perché quando Annibale giunse per la prima volta nella pianura campana, ne rimase così impressionato che…
Eh, no! Se volete saperne di più, dovrete aspettare il prossimo post, e se vorrete sapere tutta la storia, la racconto in Kapu - Racconti della Caduta.
domenica 7 aprile 2024
Kapu - Racconti della Caduta
Ho più volte descritto Neapolis - I Signori dei Cavalli come un'opera che ha richiesto un notevole sforzo di documentazione, sempre in bilico tra l'essere schiacciata dall'invadenza di personaggi come Annibale e l'enormità di eventi come fu il bellum hannibalicum. Questo era lo scotto da pagare per soddisfare la necessità di attenermi ai fatti: la vicenda del romanzo non poteva stravolgere la Storia, ma doveva svolgersi in essa, e siccome questi eventi storici sono noti a molti, l'unico modo per evitare di scrivere sciocchezze è stato documentarmi nella maniera più profonda e accurata possibile.
Mentre così procedevo, mentre verificavo una fonte mediante il confronto con altre, una serie di personaggi di ogni grandezza hanno cominciato a prendere la scena. È assai probabile che per alcuni siano del tutto irrilevanti nomi come Vibio Virrio, Pacula Cluvia, Marcus Anicius, Vestia Oppia, mentre documentandomi ho visto il peso che le loro azioni hanno assunto nella trama più grande della guerra tra Roma e Cartagine, ed era tutt'altro che irrilevante!
I tratti di un'epopea di tipo nuovo perché non legata a un singolo personaggio, ma corale, prendevano forma, e siccome il mio obiettivo era terminare la storia di come Neapolis aveva sdegnosamente rifiutato di arrendersi a quell'Annibale che aveva appena ottenuto la sua più schiacciante vittoria contro i Romani, esse rimanevano sullo sfondo della vicenda, con la loro dimensione talmente più ridotta rispetto al motivo principale che sembravano da questo totalmente slegate, per tono, per stile, per forma, per contenuto.
In un primo momento avrei voluto inserire queste storie in un grande volume sulla resistenza di Neapolis ad Annibale, ma l'occhio più navigato dell'editore individuò immediatamente la pecca di quest'impostazione: sarebbe stato meglio ripulire il materiale de I Signori dei Cavalli da troppe interferenze, che hanno così avuto modo di essere riunite in una raccolta che le dignifica maggiormente.
Durante del tempo non mi è stato possibile pubblicare la raccolta, ma finalmente ho trovato un editore interessato (in realtà, non ho infuso molto impegno in questa ricerca, per una forma di riservatezza che è così mia. Ah, a saperlo prima!), che ha valutato positivamente il testo, e stiamo ora valutando tutti quei dettagli che portano un manoscritto in libreria.
Ecco dunque Kapu - Racconti della Caduta. Laddove Neapolis è più alto, luminoso, a tratti filosofico, e comunque incentrato sulla vicenda dell'ipparco neapolitano, Kapu è più “plurale”, corale, cupo, teatrale a tratti, diversificato e molto, molto concreto. La moltitudine di storie indipendenti l'una dall'altra, unite solo dall'incombente tragedia nelle quali tutte insieme vivono, gli conferisce quell'atmosfera destrutturata che è così tipica delle cronache.
Vari sono i motivi che mi hanno convinto a realizzare questa raccolta, sebbene il principale va certamente cercato nelle mie radici: io sono un campano, non un napoletano.
Amo Napoli, di un amore viscerale e abbandonato, ma non posso nascondere di essere nato altrove. Certo, a molti potrà far sorridere che faccia distinzione tra Caserta e Napoli, poste a meno di 30 km l'una dall'altra, ma i campani e i napoletani sanno che l'una e l'altra sono realtà assai diverse.
E in effetti, fu durante una delle prime presentazioni di Neapolis - Il Richiamo della Sirena che un conoscente di vechia data mi si avvicinò per rimproverarmi bonariamente la forma di ingratitudine che mostravo verso la mia terra, volendo io, un campano, presentare un romanzo su Neapolis!
Sicché, mentre raccoglievo il materiale per I Signori dei Cavalli, e visto che Annibale non limitava certo le sue operazioni belliche a questa o quella regione, scoprivo anche che il Kampanon era stata una nazione ricca e contesa, prima di fare la scelta di bando che l'avrebbe condannata.
Questi eventi non avevano motivo di essere raccolti in Neapolis anche per un motivo di ordine spaziale e temporale: la gran parte di essi si svolge dopo il momento culminante del romanzo, e siccome il loro punto di vista si sposta dalla città sul golfo alla Kapu della pianura bagnata dal Volturnus, la discontinuità, la frattura nella narrazione sarebbe diventata intollerabile.
Dunque, ecco Kapu - Racconti della Caduta, che già nel titolo si presenta come il contraltare di Neapolis - I Signori dei Cavalli: l'espressione di tante piccole miserie nel primo, laddove il secondo esalta le virtù dell'eroe magnogreco; la dimostrazione della precarietà dell'immotivata vanagloria contro l'esaltazione della fedeltà costante.
Né i personaggi di Kapu sono del tutto negativi. La raccolta parla di eroi, grandi e piccoli, di momenti importanti anche se meno noti, perché è questo il compito che mi sono prefisso col mio scrivere: dare motivi fondati d'orgoglio dei miei conterranei, ché non poggino i loro modi su mezze verità e false conoscenze, ma che sappiano che hanno ragioni certe per sentirsi orgogliosi, altre ragioni rispetto a quelle che essi sembrano conoscere.
Infine, c'è il leit-motiv che unisce tutte queste mie opere, ed è la scoperta di momenti della storia della nostra terra che non sfigurano affatto accanto a storie, leggende o miti di qualunque altra parte del mondo e in qualunque altro tempo! L'esempio più immediato che mi viene in mente sono i racconti dei cavalieri cortesi che siamo abituati a collocare nel Medio Evo francese o inglese, con sfide e duelli a singolar tenzone. Non avrei mai immaginato, prima di imbarcarmi in quest'opera, di ritrovarmeli narrati da Livio alle porte dell'antica Capua, e non un sola volta!
Ecco dunque perché si rendeva necessaria questa raccolta di racconti: perché spero che desti meraviglia, vieppiù corroborata dalla consapevolezza che, nella maggior parte dei casi, narra storie vere.
Come fare per rendere prima disponibile il volume? Ho bisogno di lettori disponibili a comprarlo oggi! Chi desidera una copia, può prenotarla contattandomi per posta elettronica o lasciando un commento sotto questo post. Il prezzo di copertina è sotto i 20€, e chi prenoterà il volume da me, potrà riceverlo autografato! Che dite, ci riusciamo?
domenica 1 ottobre 2023
Si Ricomincia in Libreria!
In cosa sono stato occupato in questi due anni? È stato un periodo difficile, molto, a livello personale e letterario. Ho cercato di progredire su quest'ultimo fronte come dimostra la serie di racconti brevi che ho pubblicato, soprattutto su BraviAutori. Ma il mio interesse per Neapolis e Parthenope non è scemato, anzi: al contrario sono andato a fondo della leggenda e della storia, e ho scoperto ancora una volta un mondo insospettabile, che spero di poter portare alla luce nel prossimo, terzo volume.
E siccome ho scoperto cose che mettono in discussione la percezione classica delle divinità greche, le loro origini, il loro significato, la mia ricerca ha coinvolto anche i primi due volumi, con aggiustamenti marginali ma che dovranno essere apportati per la coerenza dela trilogia.
E Kapu - Racconti della Caduta. Non mi è stato possibile pubblicarlo per mancanza di risorse. Inutile girarci intorno, il mondo nel quale viviamo va così, e “senza soldi non si cantano messe”.
Sto cercando soluzioni creative per poter pubblicare, delle quali vi terrò al corrente a tempo debito, ma per me sarebbe assai confortante ricevere un segno di supporto da parte dei lettori. Potete lasciarlo nei commenti a questo post.
A rivederci presto!
Collaborazioni
Historia Regni
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