Giacché nell'ultimo post ho abbordato alcuni aspetti della religione a Cartagine, questa settimana mi pare coerente proseguire sul tema parlando di una particolare divinità italica e campana: la Mater Matuta.
Poche divinità, credo, possono esemplificare meglio come la memoria umana sia labile, perché la mater matuta era tanto venerata al suo tempo quanto è misteriosa oggi.
Che fosse molto venerata ai tempi della Roma repubblicana lo sappiamo dall'enorme quantità di reperti diffusa in tutta la penisola italiana, e tutti raffiguranti lo stesso soggetto: una matrona seduta su di un trono, che regge in grembo, appoggiati alle braccia, diversi neonati in fasce.
Il soggetto è forse diffuso in tutt'Italia, ma per avere un'idea della profonda devozione che si nutriva per questa dea bisogna recarsi presso il Museo Archeologico Campano di Capua, che ha dedicato a questa figura ben cinque sale del suo spazio espositivo.
Storie di Neapolis
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giovedì 21 maggio 2015
La Mater Matuta
Parole chiave:
Campania,
Capua,
Collegamenti,
Costumi,
Cultura,
Luoghi,
Mater Matuta,
Mitologia,
Personaggi,
religione
Località:
Capua CE, Italy
giovedì 14 maggio 2015
Quel "Baal" nel nome di Annibale
Questo è un post telefonato.
Qualche tempo fa ho ricevuto un'e-mail da un amico di vecchia data (ciao, Fabio!), nella quale mi chiedeva se, nel nuovo romanzo, avevo indagato l'aspetto religioso in Annibale e nei cartaginesi, e tutto ciò che ne deriva.
Ovviamente, la risposta è sì: come potevo dare personalità ai miei personaggi senza cercare di immedesimarmi in essi e valutare ogni aspetto delle loro vite? Ma siccome il romanzo non è un trattato di religione comparata, l'aspetto religioso può entrarci solo se il personaggio lo vive.
Nondimeno, il discorso è interessante per molti motivi, dunque ecco un post dedicato al sentimento religioso dei cartaginesi (e a Fabio, il mio amico, naturalmente).
Qualche tempo fa ho ricevuto un'e-mail da un amico di vecchia data (ciao, Fabio!), nella quale mi chiedeva se, nel nuovo romanzo, avevo indagato l'aspetto religioso in Annibale e nei cartaginesi, e tutto ciò che ne deriva.
Ovviamente, la risposta è sì: come potevo dare personalità ai miei personaggi senza cercare di immedesimarmi in essi e valutare ogni aspetto delle loro vite? Ma siccome il romanzo non è un trattato di religione comparata, l'aspetto religioso può entrarci solo se il personaggio lo vive.
Nondimeno, il discorso è interessante per molti motivi, dunque ecco un post dedicato al sentimento religioso dei cartaginesi (e a Fabio, il mio amico, naturalmente).
Parole chiave:
Annibale,
Cartagine,
Costumi,
Cultura,
I Signori dei Cavalli,
Mitologia,
Personaggi,
Quinto Fabio Massimo,
religione,
Roma,
Storia,
Temporeggiatore
Località:
Capua CE, Italy
giovedì 7 maggio 2015
La guerra di Annibale (III parte) - I prigionieri
Negli ultimi due post abbiamo prima sfatato il mito di un Annibale dotato di tutti i tratti di un nemico crudele ed esperto nella sola arte della guerra (praticamente, il ritratto degli storici filoromani), poi abbiamo raccolto evidenze di un comportamento assai accorto alla diplomazia nel conflitto tra Cartagine e Roma. In quest'ultimo post rafforzeremo ulteriormente quest'aspetto raccogliendo aneddoti sul comportamento di Annibale coi prigionieri.
Le alleanze di Roma non si sarebbero scardinate solo perché Annibale vinceva grandiose battaglie: dietro le loro mura, anche piccole colonie potevano tener testa al suo esercito. Come convincere alleati così fedeli a deporre le loro armi, a terminare le loro ostilità?
Le alleanze di Roma non si sarebbero scardinate solo perché Annibale vinceva grandiose battaglie: dietro le loro mura, anche piccole colonie potevano tener testa al suo esercito. Come convincere alleati così fedeli a deporre le loro armi, a terminare le loro ostilità?
Parole chiave:
alleati,
Annibale,
Capua,
Cultura,
I Signori dei Cavalli,
Racconti della Caduta,
Storia
Località:
Capua CE, Italy
giovedì 30 aprile 2015
La guerra di Annibale (II parte) - Rompere le alleanze
La settimana scorsa abbiamo cominciato a osservare delle falle nella ricostruzione che gli storici ci hanno tramandato delle decisioni e delle motivazioni di Annibale. Un generale descritto come sanguinario, crudele, tratteggiato insomma con tutti quei caratteri che si attribuiscono al nemico cattivo ancor oggi (vedi Saddam, Osama, Gheddafi, ecc.), era mosso invece da ben altri principi, almeno per ciò che riguarda la conduzione della guerra.
Abbiamo così sfatato ogni credibilità delle testimonianze che lo volevano gratuitamente violento, e in questo post vedremo che certamente non poteva esserlo, almeno quando giunse in Italia, e per un motivo ben preciso: la strategia che aveva deciso di adottare fin dal principio.
Dopo il Trasimeno, Annibale scende verso Roma, ma non seguendo la via più diretta, bensì deviando leggermente verso Spoletium, che tenta di prendere in tutti i modi, senza successo.
Abbiamo così sfatato ogni credibilità delle testimonianze che lo volevano gratuitamente violento, e in questo post vedremo che certamente non poteva esserlo, almeno quando giunse in Italia, e per un motivo ben preciso: la strategia che aveva deciso di adottare fin dal principio.
Dopo il Trasimeno, Annibale scende verso Roma, ma non seguendo la via più diretta, bensì deviando leggermente verso Spoletium, che tenta di prendere in tutti i modi, senza successo.
Località:
Capua CE, Italy
giovedì 23 aprile 2015
La guerra di Annibale (I parte) - Il ruolo della diplomazia
Negli ultimi post abbiamo analizzato le diverse forze di cavalleria nella Seconda Guerra Punica e il loro ruolo militare: Annibale fece della cavalleria un'arma devastante per gli eserciti di Roma del tutto inadeguati ad affrontare una potenza così agile in campo aperto.
Non dobbiamo però pensare ad Annibale solo come a un grande condottiero, ma innanzi tutto come a un geniale diplomatico e politico e vedremo, nella serie di post inaugurata da questo, che ogni sforzo del Cartaginese era teso a ben altro che lo scontro frontale con Roma: l'Urbe, il Punico lo sapeva bene, non sarebbe caduta sotto i colpi di una serie di terribili e ripetute sconfitte.
Cosa dava forza a Roma? La sua rete di alleanze. Come aveva vinto Roma la Prima Guerra Punica? Componendo un ultimo esercito capace di sbarcare in Africa e sbaragliare Cartagine. Da dove arrivavano tutti quegli uomini? Oltre la metà d'essi erano socii, alleati, stretti a Roma da patti che erano l'autentica potenza dell'Urbe. Se Annibale voleva abbattere Roma, doveva smantellare questa rete di alleanze.
Non dobbiamo però pensare ad Annibale solo come a un grande condottiero, ma innanzi tutto come a un geniale diplomatico e politico e vedremo, nella serie di post inaugurata da questo, che ogni sforzo del Cartaginese era teso a ben altro che lo scontro frontale con Roma: l'Urbe, il Punico lo sapeva bene, non sarebbe caduta sotto i colpi di una serie di terribili e ripetute sconfitte.
Cosa dava forza a Roma? La sua rete di alleanze. Come aveva vinto Roma la Prima Guerra Punica? Componendo un ultimo esercito capace di sbarcare in Africa e sbaragliare Cartagine. Da dove arrivavano tutti quegli uomini? Oltre la metà d'essi erano socii, alleati, stretti a Roma da patti che erano l'autentica potenza dell'Urbe. Se Annibale voleva abbattere Roma, doveva smantellare questa rete di alleanze.
Località:
Capua CE, Italy
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