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Nota per gli studenti d'ogni ordine e grado

venerdì 8 marzo 2013

I Nomi Degli Antichi

Diverse culture che usano diverse lingue, hanno presumibilmente anche diverse usanze per quel che riguarda l'onomastica degli individui. Nella stesura di Neapolis - Il Richiamo della sirena ho cercato di curare anche quest'aspetto, solo apparentemente di secondo conto.
Il nome col quale ci sentiamo chiamare tutti i giorni plasma in qualche modo la nostra personalità: sapere che esso si riferisce a un nostro avo, o che possiede un determinato significato, o che ci è stato attribuito per un determinato evento, influisce comunque sul nostro carattere, sul nostro umore, sul nostro modo di rapportarci col mondo. Potremmo sentirci orgogliosi, o schiacciati da un peso troppo grande, o pieni di voglia di rivalsa, e ciò per tutti i nostri giorni, giacché un nome non è una cosa che si cambi così su due piedi.
Ma vediamo dunque quali erano le usanze onomastiche ai tempi della vicenda del romanzo, cultura per cultura, cominciando dai Romani.
Nell'antica Roma, il sistema tradizionalmente riconosciuto dei tria nomina era un'usanza tarda, non anteriore nei documenti ufficiali al 100 a.C. I tria nomina erano praenomen, nomen e cognomen.

giovedì 7 marzo 2013

Un Saluto agli Amici dall'Estero

Con questo post desidero annunciare la comparsa del widget per tradurre la pagina nella colonna destra del blog.
Con mia estrema sorpresa, analizzando il flusso di visite che ho ricevuto in questi mesi, ho osservato che molti lettori mi hanno seguito e mi seguono dalla Russia e dalla Germania, Paesi nei quali non conosco tante persone da giustificare le statistiche, soprattutto se le confronto con i numeri che ricevo dall'Italia.
Mi è parso dunque doveroso fornire il traduttore Google a beneficio di costoro. Pur con i limiti dello strumento, che tutti conosciamo, spero che molti gradiranno.
A presto,

domenica 3 marzo 2013

Oscuro Presagio

Il secondo estratto che desidero pubblicare è parte del Cap. XVII - Oscuro Presagio.
L'azione si svolge durante il pieno dell'assedio romano a Neapolis, e chi avrà seguito i miei post passati ricorderà che durante l'anno e mezzo di assedio si produsse un'eclissi totale di Luna.
Mi è piaciuto tentare di far rivivere da diversi punti di vista, mediante personaggi di diversa estrazione, la meraviglia di un simile spettacolo celeste.
[…]
La calda ed afosa estate, resa ancora più intollerabile dal fragore, dai fumi e dai fuochi dell'assedio, cedette così il passo ad un autunno dorato, ed una speranza cominciò a radicare nel cuore dei Sanniti. Sembrava che essi fossero al corrente di qualcosa che sfuggiva ai loro alleati Neapolitani, o forse erano semplicemente esaltati dall'umore del loro meddíss che si faceva giorno dopo giorno inspiegabilmente più spavaldo, più sicuro di sé.
Era un comportamento che Charilaos trovava irritante: l'assedio si prolungava nel tempo e coloro che ne erano stati la causa sembravano trovare la cosa sempre più divertente... Venne il momento dei chiarimenti.

venerdì 22 febbraio 2013

La leggenda di Parthenope

In Neapolis - Il richiamo della sirena il ruolo attribuito alla sirena Parthenope nella vicenda parrà marginale. Nondimeno ella fa la sua comparsa e narra la propria storia.
Ho cercato di documentarmi naturalmente al meglio delle mie possibilità sulla vicenda di Parthenope, trovando più di quanto desiderassi, meno di quanto necessitassi. Le storie, le leggende su Parthenope non si contano, fondendosi spesso coi “si dice” privi di alcuna fonte. Alle fonti greche più antiche, che già si sovrapponevano e contraddicevano, secondo quell'abitudine così tipica nei frammenti greci di impiegare figure mitologiche e creare miti per spiegare eventi naturali, teorie filosofiche e scientifiche o, più prosaicamente, elevare oscuri alberi genealogici, si sono aggiunte le fonti romane che hanno apportato quel loro inconfondibile sapore di propaganda, la critica cristiana che ha cercato di cancellare il peccato dal pensiero stesso dei popoli, quella medievale, umanistica e rinascimentale che ha trasformato la sirena in una donna pesce, poi l'ha riportata a riva e ne ha popolato ogni anfratto della costa, quella spagnola e borbonica che aveva ormai perso la bussola e continuava ad apportare nuovi frammenti di incomprensione ad un mito perso nel tempo.
La filologia moderna, finalmente assurta al rango di scienza umanistica, potrebbe dire tanto in questo campo, e si percepisce in effetti la mancanza di un personaggio di peso che dedichi eccezionali doti di ricercatore alla pulizia del mito, al suo disseppellimento, al suo restauro, né più né meno che se fosse un reperto archeologico, ed alla sua conseguente divulgazione.
Io non posso chiaramente essere quel tale. Nondimeno, ho cercato di mettere insieme alcuni frammenti che mi sembra combaciassero, ed in questo post desidero farvi partecipi dell'idea che mi son fatto.

venerdì 8 febbraio 2013

A Cena col Nemico

Il primo post che intendo pubblicare con estratti del libro è preso dal Cap. V - A Cena col Nemico.
Due protagonisti del romanzo, Gavio e Pelagíos, sono invitati ad un symposio con un forte carattere diplomatico presso la casa di Marius Porfirius, un mercante romano che vive a Neapolis. Durante il banchetto, presenteranno sé stessi e racconteranno la loro storia.
[…] Pelagíos non era mai stato in una casa romana. Lo stile semplice ed equilibrato, la rigorosa distribuzione degli ambienti, scandita da semplici moduli quadrati, davano un'impressione di spazio e comodità che a lui risultavano eccessivi.
Nella casa non mancava l'acqua, che zampillava incerta ed allegra nella piccola vasca posta al centro del perystilium. Questo, al centro di poche stanze, era evidentemente l'ambiente più vecchio della casa, il primo ad essere stato realizzato, come se per il proprietario esso avesse avuto un valore particolarmente significativo. Odorose piante aromatiche ed officinali ed alcuni alberelli da frutto crescevano in due angoli opposti di quel cortile, quasi ad ampliarlo oltre i limiti fisici delle mura e così abbracciare dentro di sé un po' di natura.
Al di là dei pesanti tendaggi che chiudevano l'ingresso alla sala da pranzo, alcune voci che discorrevano amabilmente si interruppero quando quella di Marius Porfirius, all'improvviso, si elevò sulle altre con premura, pregandole di osservare un istante di silenzio.

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