Quando ho affrontato la stesura de I signori dei cavalli, credevo che la morte di Hegeas avrebbe chiuso la vicenda: è un momento clou, alto, dove lo spirito di sacrificio splende in gloria, e il resto delle annibaliche vicende può sfumare nel sozzo sgozzume di una guerra.
Nessun'opera finisce però di punto in bianco, ed è proprio subito dopo il tentato assalto a Neapolis che invece cominciava la vicenda che fa da contraltare alla dimostrazione di lealtà di Neapolis: il tradimento di Capua.
Non è in questa sede che affronteremo un soggetto così ampio, promettendo di tornare quanto prima sull'argomento e dedicandoci per ora a valutare la consistenza della cavalleria di Capua nel corso di questa che fu una guerra di cavalleria.
Abbiamo già visto in questo post che la cavalleria capuana superava in proporzione quella romana (un cavaliere per ogni sette fanti invece che per ogni diciassette), ma abbiamo anche altre testimonianze. Cominciamo con ciò che ci viene detto prima del tradimento di Capua a proposito dei cavalieri campani. Da Livio/Polibio veniamo a sapere che
L'unica circostanza che li (i Campani) tratteneva dal ribellarsi subito erano il diritto stabilito anticamente dei matrimoni misti che aveva condotto molti delle loro famiglie illustri e potenti a stringere legami con Roma e il fatto che molti cittadini servivano coi Romani. Il più forte legame di questa natura era la presenza di trecento cavalieri, delle famiglie più nobili di Capua, in Sicilia, dov'erano stati inviati appositamente dalle autorità romane per presidiare l'isola.Trecento! Una forza equivalente alla cavalleria di un'intera legione romana era dislocata nella sola Sicilia! Ma la cavalleria campana non si esauriva lì: quando Annibale si scontra coi Romani, battendoli, altri Campani sono schierati tra gli alleati. Veniamo a sapere che[Livio, Ab Urbe Condita, XXIII, 4]
C'erano molti nobili campani che servivano nell'esercito, tra essi Cerrinus Vibellius, detto Taurea. Era un cittadino di Capua e di gran lunga il miglior soldato della cavalleria campana, al punto tale che quando serviva con i Romani c'era un solo cavaliere romano che godeva della stessa reputazione, e quel tale era Claudius Asellus.e in Silio Italico, autore posteriore che fa un attento resoconto, seppure in forma poetica, dei popoli che aiutarono i Romani a Canne[Livio, Ab Urbe Condita, XXIII, 46]
E ancora gli Osci, che la Campania, ricca in opulenza e sangue antico, mandò in battaglia da tutto il suo vasto dominio, attendevano nei pressi la venuta dei loro capi, […] Capua su tuttiMa abbiamo visto già nel primo post sulla cavalleria romana che lo stesso console Gaio Terenzio Varro faceva una stima di circa 4'000 cavalieri per Capua.[Silio Italico, Punica, VIII, 524-527, 544]
Nei molti scontri essi (i Campani) erano di norma vincitori nelle battaglie equestri, mentre in quelle di fanteria essi erano battuti.Si noti: i cavalieri di una città assediata da mesi, riescono ancora ad infliggere sconfitte all'esercito assediante. Anzi, data la natura di un assedio a quei tempi, quando il solo fatto di essere al riparo di un muro era di per sé sufficiente a scoraggiare i nemici dall'attaccare, è indice della spavalderia e della temerarietà dei Campani, ben consci del fatto che lo scontro campale implicava l'abbandono della posizione protetta e di vantaggio.[Livio, Ab Urbe Condita, XXVI, 4]
La Seconda Guerra Punica finì con la vittoria di Roma, ma chi ritenesse che l'unico grande sconfitto sia stato Annibale compierebbe un grossolano errore di valutazione: Annibale prese Sagunto, una città posta su di una rocca apparentemente imprendibile, dotata di un porto, in otto mesi. La presa di Capua, una città in pianura, richiese le forze congiunte di tre eserciti impegnati a tempo pieno per due anni! Con la città scompariva l'identità del popolo campano, i signori dei cavalli.
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