Presentation Pages

Benvenuti!

Una parola di presentazione su questo blog

|

Attenzione!

Nota per gli studenti d'ogni ordine e grado
Visualizzazione post con etichetta Multimedia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Multimedia. Mostra tutti i post

sabato 5 gennaio 2013

Una Ricostruzione: il Bellum Neapolitanum

Abbiamo lasciato l'ultimo post commentando un'ambiguità che potrebbe essere riassunta dal sottotitolo Bellum Neapolitanum e Triumphum Paleopolitanum.
Mappa dei due nuclei di Neapolis rispetto alla Napoli attuale

Mappa dei due nuclei di Neapolis rispetto alla Napoli attuale. Immagine ospitata sul sito web dell'I.C. Fiorelli.

lunedì 31 dicembre 2012

Una Ricostruzione: Antefatto

Con la fine di questo 2012 giungo alla serie di post più attesi (spero): la ricostruzione degli eventi storici raccontati in Neapolis - Il Richiamo della Sirena.
Sarà una serie di post di critica ed analisi delle fonti storiche che ho già presentato in precedenza, dimodoché qui indicherò dei rimandi, limitando al massimo le citazioni esplicite. Ciò è motivato soprattutto dalla lunghezza che ciascun post può avere senza tediare il lettore, l'esigenza è quella di presentare una materia articolata e complessa in uno spazio abbastanza ridotto.
Mi farebbe dunque immensamente piacere che voi lettori commentaste apertamente se il formato che ho scelto è di vostro gradimento: i suggerimenti non potranno che migliorare il blog.
Ma passiamo immediatamente alla storia e ad inquadrare il momento dell'assedio romano a Neapolis.
Nel 328 a.C. Neapolis era la città più importante del Sinus Cumanus (quello che oggi è chiamato Golfo di Napoli prendeva il suo nome latino dalla prima polis fondata nella zona), altrimenti detto Krater in greco (dalla forma di coppa).
Mappa del Sinus Cumanus con le principali città dell'epoca pubblicata nell'Allgemeiner historischer Handatlas di G. Droysens nel 1886

Mappa del Sinus Cumanus pubblicata nell'Allgemeiner historischer Handatlas di G. Droysens nel 1886.

mercoledì 26 dicembre 2012

Il Grande Bluff (2/2)

Con quello di oggi chiudiamo la serie di post bibliografici. Sono stati numerosi, è vero, ma le fonti storiche sono le uniche che possono permetterci di avere un'idea di quanto accadde durante l'assedio del 326 a.C.
Senza indugio, riportiamo dunque quanto scritto da Livio nel suo Ab Urbe Condita, VIII, 26:
Nel contempo Ninfio, per parte sua, aveva raggirato il comandante del presidio sannita, portandolo a concedergli, poiché l'intero esercito romano si trovava o intorno a Paleopoli o nel Sannio, di arrivare per via di mare in territorio romano e di devastare non solo la costa ma anche i dintorni stessi di Roma.
La Campania Felix ai tempi del romanzo

A beneficio del lettore, ri-pubblico questa cartina della Campania Felix, ospitata su Wikipedia: dovrebbe risultare evidente che partire nottetempo da Neapolis per andare a devastare i dintorni stessi di Roma è un'esagerazione di Livio.

domenica 23 dicembre 2012

Il Grande Bluff (1/2)

Ed è giunto finalmente il momento di sciogliere il riserbo sul grande tema storico contenuto nel mio romanzo, ovvero come si concluse l'assedio romano a Neapolis nel 326 a.C.
In questo e nel prossimo post riporterò i due passi di Tito Livio che danno una versione dei fatti abbastanza vicina alla realtà, sebbene non del tutto convincente. Mi riserbo di illustrare in post futuri quali sono le conclusioni alle quali sono giunto sulla base delle fonti consultate.
Cominciamo dunque da Ab Urbe Condita, VIII, 25:
Lo stesso anno venne celebrato a Roma un lettisternio - il quinto dalla fondazione della città -, per propiziare il favore degli stessi dèi invocati nelle precedenti occasioni. Poi i nuovi consoli (Gaio Petelio e Lucio Papirio Mugillano, n.d.r.), su ordine del popolo, inviarono i feziali a dichiarare guerra ai Sanniti; questi ultimi non solo stavano compiendo i preparativi per il conflitto con un impegno ben più massiccio di quanto non ne avessero profuso nella campagna contro i Greci, ma ricevettero anche nuovi rinforzi da una parte alla quale in quel momento i Romani non avevano affatto pensato.

mercoledì 19 dicembre 2012

Demetra - Dea Madre

Nonostante la comune credenza che la società greca fosse estremamente maschilista, una delle sue divinità principali era Demetra. Chiamata Cerere dai Romani, Demetra non era solo la dea delle messi, ma da questa sua funzione nasce tutta una serie di attributi che la resero di fondamentale importanza per il calendario sacro e per la vita quotidiana dei Greci.
Statua di Demetra

Accanto, statua di Demetra. La cornucopia fa parte della sua iconografia di dispensatrice dei frutti della terra.

sabato 15 dicembre 2012

Un Anno d'Assedio

L'assedio di Neapolis durò più di un anno.
Fu certamente il primo assedio dei Romani a durare tanto tempo, e le ragioni possono essere innumerevoli, non ultima l'importanza strategica che il Senato dell'Urbe aveva dato alla polis greca nei propri disegni di espansione.
Ma stare qui a ragionare su tali questioni senza una conoscenza della contingenza è esercizio sterile. Se davvero vogliamo avere un'idea di quali potessero essere le ragioni romane e le difficoltà affrontate pur di raggiungere l'obiettivo prefisso, dobbiamo ascoltare una fonte dell'epoca.
La fonte in questione è, ancora una volta, Tito Livio, VIII, 23. È un passo estremamente interessante, perché traccia come pochi la complessità della situazione politica dell'epoca. Dunque, vediamo:
Entrambi i consoli informarono il senato che c'era scarsa speranza di pace con i Sanniti: Publilio informò che duemila soldati da Nola e quattromila Sanniti erano stati ricevuti a Palaepolis, —più per l'insistenza dei Nolani che per volontà dei Greci; Cornelio (informò) che i magistrati Sanniti avevano indetto una leva, e che tutto il Samnium era in tumulto, mentre le città confinanti di Privernum, Fundi, e Formiae erano apertamente invitate ad unirsi (alla leva).

sabato 1 dicembre 2012

Un Avversario Capace

Il cursus honorum

Schema del cursus honorum di un cittadino romano. Fonte: http://hrsbstaff.ednet.ns.ca (in inglese).

L'assedio a Neapolis tra il 328 ed il 326 a.C. fu condotto da un personaggio molto particolare. Quintus Publilius Philo ricevette dal senato romano l'incarico di assediare Neapolis (secondo la versione liviana Palaepolis, ma di ciò abbiamo già discusso in quest'altro post) dopo che tutte le vie diplomatiche si erano rivelate inefficaci.
In questo post cercherò di presentare questo personaggio che, al contrario di come viene presentato da Livio, non doveva essere assolutamente malvagio. Lo faremo presentandolo dal momento in cui divenne console, la carica più alta del normale cursus honorum per un cittadino romano. Cominciamo dunque dal primo resoconto che ce ne fa lo stesso Livio in Ab Urbe Condita VIII 12:

mercoledì 28 novembre 2012

Ricca ed Imbelle

Il mio romanzo ha anche, dichiaratamente, uno scopo sociale. L'auspicio è che i miei conterranei, specchiandosi nei personaggi e nei popoli che incontreranno in Neapolis - Il Richiamo della Sirena possano darsi una scossa, perché ritengo incredibile che, a distanza di duemilatrecento anni, determinati comportamenti possano essere perfettamente riconoscibili.
Mi riferisco soprattutto a come ho dipinto i Campani, gli abitanti di quella Campania Felix così coccolati dalla natura dei luoghi da essere incapaci di affrontare qualunque avversità senza piegarsi ad un nuovo padrone, ad un nuovo dominatore.
Mappa dell'antica Campania Felix

Il territorio della Campania Felix al tempo dell'antica Roma. Fonte: Wikipedia.

sabato 24 novembre 2012

Un'Altra Versione della Storia

Sarebbe stato estrememente imprudente, da parte mia, gettarmi nella scrittura di un'opera prima come Neapolis - Il Richiamo della Sirena senza l'adeguato conforto di diverse fonti bibliografiche. Come ho già avuto modo di osservare, è stato infatti dal confronto tra queste che ho tratto gli spunti per tessere la mia romanzata versione dei fatti.
Nondimeno, fino ad ora non ho citato tutte le fonti relative al bellum neapolitanum, lasciando per questi ultimi post alcune tra le più importanti.
Eh già, “ultimi post”: sto giungendo al termine degli argomenti che potrò trattare senza scadere nel vuoto dei contenuti, e sono certo che ciò non lo desidera nessuno.
Ma per ora quel giorno è ancora di là da venire, ho superato i quattrocento lettori, ho ancora alcuni argomenti tra i più importanti da toccare, e quindi senza indugio procedo ad illustrarvi la testimonianza sul bellum neapolitanum di un altro grande della storia antica: Dionigi d'Alicarnasso, in Antichità Romane XV 5-6:

sabato 17 novembre 2012

Eclissi di Luna

La mia professione è il fisico ricercatore. Ho studiato astrofisica, e l'astronomia è stata la mia prima passione “adulta” fin dall'età di 10 anni.
Scrivendo Neapolis - Il richiamo della sirena, e ben sapendo che ogni anno sono possibili diverse eclissi lunari (per tacere di qualche eclisse solare), mi sono chiesto se dalla Neapolis posta sotto assedio fosse stato possibile assistere ad un simile fenomeno.
Nel post precedente ho accennato al rapporto tra i Romani e l'interpretazione dei segni, con particolare riferimento alle incombenze dei Consoli. Ebbene, mi sono chiesto come un Console avrebbe mai potuto interpretare un segno della portata di un eclissi di Luna. Chi avesse la curiosità di trovare questa risposta, potrà soddisfarla tra le pagine del mio romanzo. Qui mi limiterò ad illustrare che un simile evento accadde davvero.
Internet è uno strumento poderoso per certe ricerche: basta digitare in Google
list lunar eclipse
per farsi dirigere a Wikipedia. Lo so, spesso Wikipedia si rivela una fonte inattendibile, ma noi stiamo cercando una lista di fatti che, presumibilmente, qualcuno ha copiato da un'altra fonte, quindi possiamo essere relativamente certi dell'affidabilità dell'enciclopedia on-line.

lunedì 12 novembre 2012

Console e Augure

Molte sono le caratteristiche che contraddistinguevano i Consoli Romani. A scuola ci viene insegnato fin dalle elementari perché nacque questa figura di potere: dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo, si volle limitare il potere del Rex affibbiandogli un collega di pari potere e con diritto di veto. Da allora, la politica italiana non ha più avuto una direzione precisa!
Ma vi sono prerogative e funzioni del Console che spesso non vengono evidenziate con la stessa profondità, come ad esempio quelle religiose.
Gli antichi Romani sono passati alla storia per molte buone ragioni, ma anche per essere terribilmente superstiziosi. Prima di intraprendere qualunque azione si affidavano volentieri a indovini, maghi, aruspici, seguendo una tendenza che fece prima la fortuna degli Etruschi, poi dei Greci, ed infine degli Egiziani.
Ma quando si andava in battaglia, non potendo togliere dalla testa dei soldati tante corbellerie, bisognava assecondare questa loro inclinazione in modo che permettesse loro di combattere con il coraggio e la determinazione che ci si aspetta dagli antichi dominatori del mondo.
Il Console, durante una campagna di guerra, fungeva anche da aruspice. Se volete, faceva anche da sacerdote militare, ma pensate a quanto sarebbe terribile se un generale di corpo d'armata fosse anche il prete dell'esercito! Certo lo stesso accadeva ancora con il Papa Giulio II, che ricordiamo ne “Il Tormento e L'Estasi”, il kolossal biografico su Michelangelo, ma oggi è fortunatamente un'altra cosa!
Per capire dunque in cosa consistessero le incombenze religiose del Console, dobbiamo capire che gli antichi Romani erano molto religiosi, al punto che vita religiosa e vita pubblica erano quasi indissolubilmente vincolate. I Consoli erano infatti incaricati sia dei doveri religiosi che di quelli militari, e la lettura degli auspici era un passo essenziale prima di condurre l'esercito in battaglia.

giovedì 8 novembre 2012

Una Città, Due Corpi

Ricostruzione dell'antica Neapolis
L'immagine qui sopra si può vedere presso la fermata della metropolitana posta sotto il Museo Archeologico Nazionale e nel piacevole libricino di A. Wanderlingh “I giorni di Neapolis”. È una veduta a volo d'uccello di come poteva essere il panorama di Neapolis pressappoco ai tempi dei fatti narrati nel mio romanzo. Si riconosce la zona dell'antico porto rinvenuto grazie ai recenti scavi per la metropolitana e due nuclei urbani: il primo sulla destra ed arroccato sull'altura di Pizzofalcone; il secondo più lontano, sulla sinistra. Il Vesuvio fa da sfondo.

domenica 4 novembre 2012

Dichiarazioni di Guerra

Scrivere un romanzo che abbia una parvenza di storicità significa documentarsi, credo di aver abbondantemente dimostrato il concetto. In cambio, documentarsi porta a scoprire aspetti del passato che possono essere totalmente ignoti.
Siamo abituati dal cinema a credere che una dichiarazione di guerra tra due popoli al tempo dei romani fosse questione di uno scambio di battute a muso duro, di parole grosse, di toni alterati tra due personaggi importanti. Oppure possiamo credere che, se quella è finzione cinematografica, le cose andassero in realtà proprio come vanno oggi, con giustificazioni (false, purtroppo ci siamo abituati a scoprire) da un lato e dall'altro per motivare una guerra che in genere ha in realtà tutt'altre ragioni.
In questo post raccoglierò le fonti che illustrano quale fosse storicamente una tipica dichiarazione di guerra fatta da Roma, capiremo allora quanto sia davvero cambiata e quanto sia rimasta uguale a sé stessa la specie umana.
Sacerdote feziale di Roma

mercoledì 24 ottobre 2012

Nymphios a Siracusa

In due post precedenti, ho riportato quanto due storici del calibro di Plutarco (Dione, 41-44) e Diodoro Siculo (Bibliotheca Historica, XVI 18-19) hanno tramandato a proposito di un personaggio, tale Nypsios, che critici moderni non sanno se identificare con lo stesso Nymphios che nel 326 a.C. era, secondo Tito Livio, princeps civitatis di Neapolis.
In questo post dettaglierò una mia personale critica alle versioni di questi storici che, prendendo spunto dalle incongruenze dei loro racconti, e poi da quelle tra le loro distinte versioni, mi ha condotto ad una ricostruzione dei fatti che è quella raccontata dallo stesso Nymphios nel mio romanzo. Per me è stato un po' come svelare un complotto, spero sarà altrettanto divertente per voi.
Innanzi tutto, vediamo che Dionigi invia, non chiama Nypsios a Syracusa. Al momento dei fatti egli era già stato cacciato dalla città e guidava la propria fazione da lontano, da Locri Epizefiri, come ci informa Diodoro. Lo storico siciliano esalta inoltre le capacità del Neapolitano, un eccellente generale.

domenica 22 luglio 2012

Il Volto di Parthenope

Parthenope non è la più nota delle Sirene.
Il mito che riguarda le Sirene dà loro nomi assai diversi a seconda dell'autore: lo Pseudo-Apollodoro cita Peisinoe, Aglaope e Thelxiepeia, altri nominano Terpsichore, Melpomene e Sterope o Chthon, Omero non dà alcun nome. Il loro stesso numero varia da due a cinque. Il mito che le vuole coi nomi di Leucosia, Ligeia e Parthenope (“virginale”) è dunque solo uno dei tanti ma, guarda caso, è proprio quello che ci interessa di più.
Nel romanzo sarà Parthenope stessa a raccontare la sua storia. Vale la pena però ricordare che, con le sorelle, essa venne mutata in donna-uccello (e non donna-pesce come vorrebbero le più tarde tradizioni medievali) dall'ira di Demetra, giacché era stata incapace di proteggere la figlia Persephone dalle voglie di Ade. Che poi Ade si comportò anche da gentiluomo: amava davvero Persephone, tant'è vero che la sposò e fece in modo che ella non potesse stare lontano da lui. Ad ogni autunno la fanciulla deve tornare dal marito, mentre la primavera e l'estate li trascorreva con la madre a curare le messi.
Ciò detto, la tentazione di parlare qui delle valenze ctonie del mito è molto forte, ma non è assolutamente questa la sede. Se lo desiderate, sarò felice di scrivere un post a parte, ora dobbiamo tornare alla nostra Parthenope.

I Più Letti del Mese