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Nota per gli studenti d'ogni ordine e grado

sabato 11 aprile 2015

La cavalleria campana

Per molti sarà forse una sorpresa, ma in questa ridda di nomi altisonanti che abbiamo scambiato negli ultimi post (greci, romani, cartaginesi, numidi), trova la propria giusta collocazione un popolo del quale la storia così come ci viene insegnata sembra dimenticare quasi tutto: i Campani.
Quando ho affrontato la stesura de I signori dei cavalli, credevo che la morte di Hegeas avrebbe chiuso la vicenda: è un momento clou, alto, dove lo spirito di sacrificio splende in gloria, e il resto delle annibaliche vicende può sfumare nel sozzo sgozzume di una guerra.
Nessun'opera finisce però di punto in bianco, ed è proprio subito dopo il tentato assalto a Neapolis che invece cominciava la vicenda che fa da contraltare alla dimostrazione di lealtà di Neapolis: il tradimento di Capua.
Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.

Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.
Fonte: August Mau, Pompeii, Its Life and Art, 2013

mercoledì 8 aprile 2015

La cavalleria numidica di Annibale

Non si può parlare della cavalleria romana e denigrarla, per scarsa che fosse la sua consistenza e la sua capacità militare, senza confrontarla con il suo contendente principale, la vera forza con la quale Annibale tenne in scacco le forze di Roma per ben vent'anni: la cavalleria numidica.
Annibale fu un grande generale, certamente studiò bene il suo avversario prima di affrontare la pazza avventura in italia, e individuò tutte le debolezze e i punti forti della potenza romana. Sfruttare le prime e scardinare i secondi fu il suo tentativo, e non fu del tutto colpa sua se non riuscì a condurre a compimento le sue intenzioni.
Ma dedicheremo un altro post a studiare in dettaglio la strategia Annibalica. Oggi ci limiteremo ad analizzare l'arma che diede ad Annibale la supremazia militare per molti anni sui campi di battaglia, e che fece tremare Roma: la cavalleria numidica.
Con la fuga da Tiro nell'VIII sec. a.C. e la fondazione di Cartagine, i futuri dominatori del Mediterraneo si erano isolati in un territorio del quale sapevano solo ciò che i loro traffici avevano permesso di conoscere. I nuovi vicini sarebbero stati amichevoli? Ostili? Dalla loro avevano l'abilità mercantile, il numero era contro di loro.
Non fa meraviglia, dunque, se l'esercito cartaginese fosse tradizionalmente un esercito composto in gran parte da mercenari che sopperivano per denaro alle necessità difensive della città. Tra questi vicini, i numidi erano massimamente versati nella cavalleria.

Le sfere d'influenza romana e cartaginese allo scoppio della Seconda Guerra Punica. Evidentemente, Cartagine poteva contare su milizie di molti Paesi.
Fonte: Wikipedia Commons, con licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 (CC-BY-SA-2.5).

sabato 4 aprile 2015

La Cavalleria a Roma

Dopo il post di sabato scorso, cominciamo a confrontare le diverse forze che incontreremo nel romanzo I signori dei cavalli, partendo da coloro che infine riuscirono vincitori dal conflitto: i Romani.
I signori dei cavalli ha come motivo portante la ricerca e la riscoperta della cavalleria, ed è stato sorprendente trovare episodi che sembrano presi dalle chansons de geste piuttosto che da autori classici, come le sfide a duello in singolar tenzone, con tanto di lancia, tra cavalieri romani e capuani.
Ma prima di addentrarci in tali stranezze, è bene fare un quadro chiaro della cavalleria all'epoca dei fatti narrati: quanto era importante negli eserciti? Che ruolo aveva? Chi erano i cavalieri?

Moneta romana al tempo della seconda guerra punica o immediatamente successiva (210–175 a.C.) che mostra sul recto il dio Marte con barba ed elmetto corinzio crestato e sul verso probabilmente la prima immagine di un cavaliere romano di epoca repubblicana con la dizione (L)ADINOD. Da notare l'elmo con pennacchi di crine di cavallo, una lunga lancia (hasta), un piccolo scudo (parma equestris) e un mantello fluttuante. Quincunx di bronzo della zecca di Larinum.
Fonte: Wikimedia Commons, licenza Creative Commons 3.0

mercoledì 1 aprile 2015

I signori dei cavalli - Dedica

È naturale, credo, voler dedicare un proprio sforzo, ciò che si ritiene di aver ben compiuto, a qualcuno che amiamo.
Come ho dedicato Neapolis - Il richiamo della Sirena a mia moglie e mia figlia, dedico I signori dei cavalli al mio secondogenito.
A Gabriele

Frutto a sorpresa della mia gioventù egoista,
riccioli di sole, riso scoppiettante,
Alexandrós, potenza della Natura,
domatore del tumulto che ho nel petto,
cresci in fortezza di spirito e saggezza!
Cresci in amore e generosa allegrezza!
Non temer nulla, né perdita, né fortuna:
tutto è illusione, ma l'amore eterno dura.

Con la speranza che un giorno possa capire e applicare tutti i buoni insegnamenti che un padre può cercare di dare a un figlio.

sabato 28 marzo 2015

Hegeas Hipparchos

Giunto reduce da Canne vittoriosamente, Annibale tenta di assalire una città della costa, Neapolis, tentando di far cadere in un'imboscata le difese della polis.
L'anno è il 216 a.C., 30'000 uomini al comando del Cartaginese hanno fatto a pezzi un esercito monstre di 80'000 tra romani e alleati in una sola giornata nonostante, è bene ricordarlo, ci siano voluti ben otto mesi al Punico per prendere Sagunto, con tutti i rinforzi e le macchine d'assedio delle quali disponeva in Spagna. Quest'osservazione serva a mettere nella giusta luce la differenza che c'era all'epoca tra una battaglia campale e un assedio.
Invece di restare al sicuro dietro le mura (a lasciar cader pietre sugli assedianti), il comandante di cavalleria di Neapolis, al quale saranno rimasti sì e no trecento uomini, visto che molti erano caduti nelle precedenti battaglie dei Romani contro lo stesso nemico noto per astuzia, tecnica e consistenza numerica, si getta all'inseguimento di un gruppo di Numidi che fanno finta di saccheggiare il contado neapolitano, inoltrandosi “incautamente” (è il commento di Tito Livio che abbiamo riportato nello scorso post) in una serie di strade molto profonde (che lui, da comandante di quella stessa città, ovviamente non conosce…) poste a Nord della polis.
Vistosi perduto, invece di tornare verso la polis, il drappello supera gli acquitrini a oriente della stessa per cercare salvezza sulle imbarcazioni dei pescatori che in quel momento erano nel mare…

La Neapolis greco sannita del III sec. a.C. sovrapposta alla città attuale: a nord di Via Foria salgono colline con profondi letti di torrenti, già anticamente usati come strade. L'attuale Piazza Garibaldi, dov'è la Stazione Centrale, era paludosa fino al mare, a sud.
Mappa realizzata con Scribblemaps.

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