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giovedì 23 aprile 2015

La guerra di Annibale (I parte) - Il ruolo della diplomazia

Negli ultimi post abbiamo analizzato le diverse forze di cavalleria nella Seconda Guerra Punica e il loro ruolo militare: Annibale fece della cavalleria un'arma devastante per gli eserciti di Roma del tutto inadeguati ad affrontare una potenza così agile in campo aperto.
Non dobbiamo però pensare ad Annibale solo come a un grande condottiero, ma innanzi tutto come a un geniale diplomatico e politico e vedremo, nella serie di post inaugurata da questo, che ogni sforzo del Cartaginese era teso a ben altro che lo scontro frontale con Roma: l'Urbe, il Punico lo sapeva bene, non sarebbe caduta sotto i colpi di una serie di terribili e ripetute sconfitte.
Cosa dava forza a Roma? La sua rete di alleanze. Come aveva vinto Roma la Prima Guerra Punica? Componendo un ultimo esercito capace di sbarcare in Africa e sbaragliare Cartagine. Da dove arrivavano tutti quegli uomini? Oltre la metà d'essi erano socii, alleati, stretti a Roma da patti che erano l'autentica potenza dell'Urbe. Se Annibale voleva abbattere Roma, doveva smantellare questa rete di alleanze.
Alleati Italici

Gli alleati italici contribuirono alla vittoria di Roma nella Prima Guerra Punica fornendo un grandissimo numero di uomini per gli eserciti dell'Urbe.

sabato 18 aprile 2015

Quanti I signori dei cavalli?

Il titolo che ho scelto per la mia seconda opera si presterà a un'infinità di interpretazioni.

Busto di Annibale conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

“Signori dei cavalli”, cavallerizzi dall'abilità prodigiosa, erano certamente i Numidi, che Annibale portò con sé dal nordafrica.
“Signori dei cavalli”, ma di altro tenore, erano Marco Minucio Rufo, magister equitum di Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore, e Tiberio Sempronio Gracco; “signore dei cavalli” era quel Mancino, luogotenente di Minucio Rufo, che tentò di affrontare da solo i Numidi mentre devastavano la Campania nel 217 a.C. e rimase ucciso nel tentativo, e il tal Claudio Asello, il più abile cavaliere romano.

mercoledì 15 aprile 2015

Il ruolo strategico della cavalleria nella Seconda Guerra Punica

Nei post passati abbiamo cercato di valutare la qualità delle forze di cavalleria durante il conflitto librato da Annibale contro Roma. Ma perché Annibale decise di usare la cavalleria contro Roma? E la sua scelta era fondata e si rivelò vincente?
Come abbiamo visto soprattutto nel post sulla cavalleria numidica, la risposta alla prima domanda è scontata: non è la cavalleria in sé che Annibale cercava, ma un'arma dotata di rapidità e forza sufficienti a scompaginare e sbaragliare la fanteria di Roma. I numidi erano rapidi quanto basta, Annibale ne prese con sé un numero sufficiente per dotare il proprio esercito di quella potenza d'impatto che egli riteneva necessaria.
Alcuni dei presupposti sui quali egli fondò la sua scelta erano però sbagliati: c'era un motivo per il quale i Romani non avevano ancora sviluppato una forza di cavalleria degna dei reparti di fanteria, ed era l'orografia della penisola italiana.

In questa mappa sono poste a confronto l'orografia di Nord-Africa, Spagna e Italia. Delle tre regioni, la penisola italiana è certamente la più geologicamente tormentata.

sabato 11 aprile 2015

La cavalleria campana

Per molti sarà forse una sorpresa, ma in questa ridda di nomi altisonanti che abbiamo scambiato negli ultimi post (greci, romani, cartaginesi, numidi), trova la propria giusta collocazione un popolo del quale la storia così come ci viene insegnata sembra dimenticare quasi tutto: i Campani.
Quando ho affrontato la stesura de I signori dei cavalli, credevo che la morte di Hegeas avrebbe chiuso la vicenda: è un momento clou, alto, dove lo spirito di sacrificio splende in gloria, e il resto delle annibaliche vicende può sfumare nel sozzo sgozzume di una guerra.
Nessun'opera finisce però di punto in bianco, ed è proprio subito dopo il tentato assalto a Neapolis che invece cominciava la vicenda che fa da contraltare alla dimostrazione di lealtà di Neapolis: il tradimento di Capua.
Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.

Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.
Fonte: August Mau, Pompeii, Its Life and Art, 2013

mercoledì 8 aprile 2015

La cavalleria numidica di Annibale

Non si può parlare della cavalleria romana e denigrarla, per scarsa che fosse la sua consistenza e la sua capacità militare, senza confrontarla con il suo contendente principale, la vera forza con la quale Annibale tenne in scacco le forze di Roma per ben vent'anni: la cavalleria numidica.
Annibale fu un grande generale, certamente studiò bene il suo avversario prima di affrontare la pazza avventura in italia, e individuò tutte le debolezze e i punti forti della potenza romana. Sfruttare le prime e scardinare i secondi fu il suo tentativo, e non fu del tutto colpa sua se non riuscì a condurre a compimento le sue intenzioni.
Ma dedicheremo un altro post a studiare in dettaglio la strategia Annibalica. Oggi ci limiteremo ad analizzare l'arma che diede ad Annibale la supremazia militare per molti anni sui campi di battaglia, e che fece tremare Roma: la cavalleria numidica.
Con la fuga da Tiro nell'VIII sec. a.C. e la fondazione di Cartagine, i futuri dominatori del Mediterraneo si erano isolati in un territorio del quale sapevano solo ciò che i loro traffici avevano permesso di conoscere. I nuovi vicini sarebbero stati amichevoli? Ostili? Dalla loro avevano l'abilità mercantile, il numero era contro di loro.
Non fa meraviglia, dunque, se l'esercito cartaginese fosse tradizionalmente un esercito composto in gran parte da mercenari che sopperivano per denaro alle necessità difensive della città. Tra questi vicini, i numidi erano massimamente versati nella cavalleria.

Le sfere d'influenza romana e cartaginese allo scoppio della Seconda Guerra Punica. Evidentemente, Cartagine poteva contare su milizie di molti Paesi.
Fonte: Wikipedia Commons, con licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 (CC-BY-SA-2.5).

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