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giovedì 30 aprile 2015

La guerra di Annibale (II parte) - Rompere le alleanze

La settimana scorsa abbiamo cominciato a osservare delle falle nella ricostruzione che gli storici ci hanno tramandato delle decisioni e delle motivazioni di Annibale. Un generale descritto come sanguinario, crudele, tratteggiato insomma con tutti quei caratteri che si attribuiscono al nemico cattivo ancor oggi (vedi Saddam, Osama, Gheddafi, ecc.), era mosso invece da ben altri principi, almeno per ciò che riguarda la conduzione della guerra.
Abbiamo così sfatato ogni credibilità delle testimonianze che lo volevano gratuitamente violento, e in questo post vedremo che certamente non poteva esserlo, almeno quando giunse in Italia, e per un motivo ben preciso: la strategia che aveva deciso di adottare fin dal principio.
Dopo il Trasimeno, Annibale scende verso Roma, ma non seguendo la via più diretta, bensì deviando leggermente verso Spoletium, che tenta di prendere in tutti i modi, senza successo.

Dopo il Trasimeno (A) Annibale scende verso Roma e tenta di prendere Spoletium (B), ma l'assedio si rivela infruttuoso. Se avesse intenzione di raggiungere Roma dovrebbe puntare decisamente verso sud, mentre devia nel territorio picentino, verso il versante adriatico della penisola: è ancora presto per tentare la presa di Roma.

giovedì 23 aprile 2015

La guerra di Annibale (I parte) - Il ruolo della diplomazia

Negli ultimi post abbiamo analizzato le diverse forze di cavalleria nella Seconda Guerra Punica e il loro ruolo militare: Annibale fece della cavalleria un'arma devastante per gli eserciti di Roma del tutto inadeguati ad affrontare una potenza così agile in campo aperto.
Non dobbiamo però pensare ad Annibale solo come a un grande condottiero, ma innanzi tutto come a un geniale diplomatico e politico e vedremo, nella serie di post inaugurata da questo, che ogni sforzo del Cartaginese era teso a ben altro che lo scontro frontale con Roma: l'Urbe, il Punico lo sapeva bene, non sarebbe caduta sotto i colpi di una serie di terribili e ripetute sconfitte.
Cosa dava forza a Roma? La sua rete di alleanze. Come aveva vinto Roma la Prima Guerra Punica? Componendo un ultimo esercito capace di sbarcare in Africa e sbaragliare Cartagine. Da dove arrivavano tutti quegli uomini? Oltre la metà d'essi erano socii, alleati, stretti a Roma da patti che erano l'autentica potenza dell'Urbe. Se Annibale voleva abbattere Roma, doveva smantellare questa rete di alleanze.
Alleati Italici

Gli alleati italici contribuirono alla vittoria di Roma nella Prima Guerra Punica fornendo un grandissimo numero di uomini per gli eserciti dell'Urbe.

sabato 18 aprile 2015

Quanti I signori dei cavalli?

Il titolo che ho scelto per la mia seconda opera si presterà a un'infinità di interpretazioni.

Busto di Annibale conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

“Signori dei cavalli”, cavallerizzi dall'abilità prodigiosa, erano certamente i Numidi, che Annibale portò con sé dal nordafrica.
“Signori dei cavalli”, ma di altro tenore, erano Marco Minucio Rufo, magister equitum di Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore, e Tiberio Sempronio Gracco; “signore dei cavalli” era quel Mancino, luogotenente di Minucio Rufo, che tentò di affrontare da solo i Numidi mentre devastavano la Campania nel 217 a.C. e rimase ucciso nel tentativo, e il tal Claudio Asello, il più abile cavaliere romano.

mercoledì 15 aprile 2015

Il ruolo strategico della cavalleria nella Seconda Guerra Punica

Nei post passati abbiamo cercato di valutare la qualità delle forze di cavalleria durante il conflitto librato da Annibale contro Roma. Ma perché Annibale decise di usare la cavalleria contro Roma? E la sua scelta era fondata e si rivelò vincente?
Come abbiamo visto soprattutto nel post sulla cavalleria numidica, la risposta alla prima domanda è scontata: non è la cavalleria in sé che Annibale cercava, ma un'arma dotata di rapidità e forza sufficienti a scompaginare e sbaragliare la fanteria di Roma. I numidi erano rapidi quanto basta, Annibale ne prese con sé un numero sufficiente per dotare il proprio esercito di quella potenza d'impatto che egli riteneva necessaria.
Alcuni dei presupposti sui quali egli fondò la sua scelta erano però sbagliati: c'era un motivo per il quale i Romani non avevano ancora sviluppato una forza di cavalleria degna dei reparti di fanteria, ed era l'orografia della penisola italiana.

In questa mappa sono poste a confronto l'orografia di Nord-Africa, Spagna e Italia. Delle tre regioni, la penisola italiana è certamente la più geologicamente tormentata.

sabato 11 aprile 2015

La cavalleria campana

Per molti sarà forse una sorpresa, ma in questa ridda di nomi altisonanti che abbiamo scambiato negli ultimi post (greci, romani, cartaginesi, numidi), trova la propria giusta collocazione un popolo del quale la storia così come ci viene insegnata sembra dimenticare quasi tutto: i Campani.
Quando ho affrontato la stesura de I signori dei cavalli, credevo che la morte di Hegeas avrebbe chiuso la vicenda: è un momento clou, alto, dove lo spirito di sacrificio splende in gloria, e il resto delle annibaliche vicende può sfumare nel sozzo sgozzume di una guerra.
Nessun'opera finisce però di punto in bianco, ed è proprio subito dopo il tentato assalto a Neapolis che invece cominciava la vicenda che fa da contraltare alla dimostrazione di lealtà di Neapolis: il tradimento di Capua.
Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.

Mappa della Campania al termine del III sec. a.C.
Fonte: August Mau, Pompeii, Its Life and Art, 2013

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